Fare i Vescovi per gli esclusi e i sofferenti

di Domenico Pizzuti sj



Nell’appassionata omelia nel corso dell’ordinazione episcopale di tre nuovi vescovi ausiliari della diocesi di Napoli l’arcivescovo Domenico Battaglia, oltre a richiamare la missione di servizio dei vescovi alla comunità cristiana e non di avanzamento di carriera, circa il ruolo e la funzione dei tre nuovi vescovi ausiliari nominati da papa Francesco lo scorso 27 settembre, come riportato dal sito web “Il Mattino.it”, affermava tra l’altro: Saranno «pastori, maestri e sommi sacerdoti del popolo di Dio», che si prenderanno cura «dei poveri, degli esclusi e dei sofferenti». 

Questa affermazione disvela chiaramente la concezione ecclesiastica del vescovo nella comunità cristiana come maestro e guida del popolo cristiano, certo sacerdote ma - come mi precisava un mio confratello - nel Nuovo Testamento l’unico sommo sacerdote é Gesù Cristo con il dono della vita sulla croce in obbedienza al Padre. Ed ha consumato il suo sacrificio una volta per tutte, di cui facciamo memoria nell’Eucarestia. Forse nell’empito di questa solenne celebrazione di ordinazione episcopale di tre suoi nuovi vescovi ausiliari si sarà sentito in una funzione di primazia sacerdotale nella cerimonia di ordinazione episcopale, presieduta dallo stesso arcivescovo della diocesi napoletana.

In questa concezione di servizio dell’episcopato come "non un potere destinato ad accrescere la carriera di chi lo riceve, ma piuttosto un servizio per il bene di tutti, per la crescita e il cammino di tutti". "Non un potentato di cui esporre lo scettro", è altresì importante l’invito rivolto ai nuovi vescovi a prendersi cura soprattutto di "coloro di cui nessuno si cura, i piccoli, i poveri, gli esclusi. Non gli invisibili, ma i non veduti". Questo invito, che caratterizza il vescovo nel Nuovo Testamento, riprende gli inviti di papa Francesco non solo a vescovi e sacerdoti a prendersi cura di ultimi, poveri ed esclusi delle nostre città, e rappresenta il superamento della visione di potere dei ruoli ecclesiastici, di cui mons. Domenico Battaglia ha dato segni inequivocabili in meno di un anno di episcopato a Napoli. 

Rimane, a nostro avviso teoricamente la contraddizione tra la primazia sacerdotale ecclesiale ribadita, e l’attenzione e la cura di piccoli, poveri ed esclusi secondo una rinnovata coscienza ecclesiale della presenza dei cristiani e degli stessi sacerdoti nella società.

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