La Lega al bivio

di Domenico Pizzuti sj

Lo scontro di interpretazioni sul posizionamento della Lega nel contesto europeo tra Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega e Ministro di un importante dicastero economico nel governo Draghi, e Matteo Salvini segretario e leader della Lega impegnato in una campagna elettorale permanente da Nord a Sud, è riconducibile nella sua sostanza alla stessa strategia del partito della Lega in un contesto politico dominato da un governo di unità nazionale presieduto da Draghi con un respiro europeo in riferimento ai finanziamenti europei del PNRR da assicurare e gestire. Cioè ad una real politik come tale, che ha messo in questione gli equilbri dei partiti che sostengono la maggioranza di governo di fronte non solo alla pandemia, ma ai problemi di ripresa dell’economia del paese con fondi nazionali ed europei.

La risposta del Matteo Salvini non solo nel Consiglio federale è stata chiaramente di carattere identitario con contatti propalati alla pubblica opinione con premier di Ungheria e Polonia, esponenti di una c.d, “democrazia illiberale”, messa in questione dalla UE per mancato rispetto di diritti costituzionali secondo il patrimonio dei paesi democratici della UE. Nello stesso tempo respingendo l’invito di Giorgetti a confluire nel Partito Popolare Europeo, e proponendo invece di costituire un gruppo di deputati europei con i paesi dell’Est europeo con un marchio sovranista in opposizione a quelli socialisti. La risposta è stata “dura e pura”, non solo perché “ascolto tutti, ma poi decido io”, che ha visibilmente un marchio autoritario di leader populista messo in questione nella gestione ondivaga della politica della Lega e se si vuole di riaffermazione di sé non solo sulla scena politica. Il papa si può criticare come è noto, ma Matteo Salvini no, perché è l’unico rappresentante del popolo della Lega, che ha il piede in due scarpe, come partito di governo e di lotta nel paese.

A nostro avviso, non si tratta solo di considerare Matteo Salvini come partecipante innocente del circo mediatico, ma di prendere atto dei caratteri identitari della Lega ribaditi in questa controversia di posizionamento della Lega certo come una destra estrema antieuropeista e sovranista. La sua relazione al Consiglio federale è stata approvata all’unanimità dai presenti, ma vorremmo venire a conoscenza delle opinioni, umori e richieste del popolo della Lega e non solo dei “lumbard”. Certo rimane la proposta o suggerimento di Giorgetti per ricondurre la Lega nell’alveo repubblicano seguendo un percorso politico di democrazia europeo. Roberto Maroni ha osservato che se la Lega non confluisce nel Partito popolare europeo rischia l’irrilevanza e di perdere voti.

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