Radici di carità e giustizia

di Domenico Pizzuti sj

In una discussione sull’attenzione e l’aiuto da prestare anche oggi ai poveri del luogo sia italiani sia appartenenti a minoranze emarginate come le famiglie Rom - da decenni sistemate in autentiche baraccopoli ai margini della città di Napoli, senza veri processi di inclusione sociale da parte delle amministrazioni locali cui spetta tale compito - sono emersi alcuni ricordi familiari.

Solo dopo la morte di nostro padre, magistrato, noi 8 figli siamo venuti a conoscenza che per sua scelta destinava una percentuale dello stipendio statale a istituti di beneficenza specialmente per bambini di famiglie povere ospitate. Anche dopo la sua scomparsa ricordo che sul comò della stanza da letto di mia madre intravedevo conti correnti postali di istituti di beneficenza per continuare l’opera di mio padre. Per spiegare tale comportamento familiare, ritenevo che esso fosse da attribuire anche a consigli illuminati di confessori del tempo circa l’uso dei beni da condividere con più bisognosi, cioè a partire da 70/80 anni fa.

Al contempo nel mio cammino di vita, illuminato anche dalla solidarietà familiare per i più bisognosi nel tempo di guerra, che aveva ridotto nel bisogno anche le nostre famiglie senza abbandonare chi aveva più bisogno di noi, ho incontrato famiglie della buona borghesia cittadina con generose iniziative a favore di famiglie bisognose della città, con notevoli esborsi di denaro corrente specie per le feste natalizie. In particolare è da menzionare l’iniziativa di una signora che sulla base di cene pagate in tempi pre-covid da professionisti della Napoli bene, raccoglieva prima di Natale le famiglie assistite in una chiesetta della discesa a Marechiaro, e dopo il rosario e la Messa dava rotoli di banconote da 50 e 100 Euro, chiamando per nome le famiglie raccolte, porgeva secondo le necessità dei singoli qualche centinaio di Euro e doni per i bambini.

E’ chiaro che questa generosità verso i più bisognosi (una signora riconosceva “abbiamo troppi soldi”) deve sposarsi con il rispetto della giustizia specie nelle relazioni lavorative per la iniqua usanza molto diffusa (anche da parte di istituzioni religiose) di contratti con il minimo sindacale talvolta anche da parte soggetti che si proclamano progressisti, per guadagnare sulla pelle di dipendenti e lavoratori. Mia madre, di origine veneta, alle ragazze che chiamava per l’aiuto familiare dal Veneto si pregiava di pagarle secondo i contratti sindacali del tempo. Ho anche potuto notare che simili comportamenti di beneficenza e solidarietà non scalfivano una visione liberale della politica e della società, e all’occorrenza sul piano politico tali soggetti sostenevano il partito di “Forza Italia”.

Su questa tematica non si possono dimenticare il magistero e le iniziative concrete a favore di esclusi ed invisibili di papa Francesco, anche sotto il colonnato di S. Pietro, con la celebrazione liturgica della “Domenica dei poveri” che si è celebrata la scorsa domenica 14 novembre, ribadendo che occorre ridare dignità e voce ai poveri.

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