A 90 ore dalle Votazioni

di Domenico Pizzuti sj

A circa 90 ore dall’inizio delle votazioni per il Presidente della Repubblica da parte dei grandi elettori lunedì 24 gennaio alle ore 15.00 in seduta comune in Parlamento, ancora qualche indicazione del contesto dell’evento per quanto riguarda situazioni, problemi, personaggi coinvolti.

In primo luogo, a questa data, domina una situazione di incertezza per quanto riguarda l’indicazione del nome da sottoporre a voto dovuta non solo alla riserva non ancora sciolta dall’autocandidato Silvio Berlusconi, ma ad una “frammentazione” delle forze politiche che rende il Parlamento poco governabile. Infatti si contano 4 grandi partiti (PD, Fratelli d’Italia, Lega, 5 stelle), 7 gruppi minori di varie dimensioni, e 100 e passa appartenenti al gruppo misto provenienti dall’uscita da partiti e movimenti di vario orientamenti. Da un’analisi di Roberto D’alimonte sul Sole 24 Ore risulta che il blocco di centrodestra dispone di 419 tra deputati e senatori. In questo blocco rientrano tutti i gruppi parlamentari del centrodestra più i deputati di Noi con l’Italia alla Camera. E Idea-Cambiamo! 

Il blocco di centrosinistra dispone di 438 tra deputati e senatori. In questo blocco sono inseriti tutti i gruppi parlamentari del centrosinistra più i sei senatori di Leu, i sei deputati del Centro Democratico di Tabacci e i tre deputati e i due senatori di Azione +Europa. Dunque, contando solo i grandi elettori parlamentari, il blocco di centrosinistra è davanti a quello di centrodestra. E il primato del centrosinistra rimane anche quando ai grandi elettori si sommano gli elettori regionali. Sono 58 di cui 33 affiliati ai partiti di centrodestra e 25 a quelli del centrosinistra. Aggiungendo questi grandi elettori agli altri il centrosinistra si arriva a 463 e il centrodestra a 452. La somma di queste due cifre fa 915. Per arrivare al totale di 1009 mancano all’appello 94 parlamentari. In conclusione nessun partito o coalizione ha la maggioranza anche alla quarta votazione per votare il nuovo Presidente della Repubblica. Tutto questo al netto delle divisioni e frammentazioni all’interno delle parti politiche Ragionevolezza vuole che si superino gli steccati delle appartenenze per votare un nome condiviso.

In secondo luogo, a questa situazione di incertezza e frammentazione delle forze politiche, bisogna aggiungere il fatto nuovo della pretesa del centro destra di indicare il nome del nuovo Presidente della Repubblica. Giustamente Enrico Letta segretario del PD ha rilevato che non esiste alcun diritto di prelazione su questa alta carica dello Stato. Riteniamo che questa pretesa del centro destra esibita ai propri elettori, esprima specialmente da parte della leader Giorgia Meloni di FDI con un linguaggio talore improprio una sorta di rivendicazione per la lontananza dal potere istituzionale che è volontaria per la collocazione all’opposizione. Chiaramente si tratta di una posizione di parte nella dinamica politica, di partigianeria sospetta, per affermare specialmente davanti ai propri elettori “il centro destra c’è e vuole un Presidente di centro destra”. Tale posizione del centro destra a sua volta si basa su un assunto che il centro destra sia maggioranza nel paese secondo i dati delle rilevazioni su gli orientamenti elettorali dei cittadini, che richiedono conferma alle elezioni politiche data anche la volatività degli elettori, ma non a livello dei grandi elettori come prima analizzato

In terzo luogo, chiaramente occorre in questa dinamica superi il particolarismo a favore di una posizione unitaria nel senso dell’universalismo che paga per il bene del paese. Opportunamente il Presidente Mattarella nel messaggio di fine d’anno ha delineato l’identikit del suo successore: spogliarsi di ogni appartenenza e farsi carico dell’interesse generale e salvaguardare ruoli, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore.

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