L'opzione Riccardi

Ragionando votazioni in corso per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica che, secondo dichiarazioni sia da parte dei partiti del centro-sinistra sia da qualche componente del centro-destra (vedi Fratelli d’Italia), i risultati della prima votazione si configurano con un vuoto per la massa di schede bianche. Fino a questo momento in cui scriviamo, tale risultato negativo della votazione senza alcun tipo di maggioranza su un nome per la Presidenza della Repubblica evidenzia chiaramente la mancanza di un nome condiviso per la “pretesa” o “diritto” che non esiste da parte del centro-destra di fare proposte di nomi per il prossimo Presidente della Repubblica, accompagnata dall’avvertimento al centro-sinistra di non opporre veti o muri a questi nomi. Come si arrivi a queste condizioni ad un nome condiviso non è chiaro, pur considerando tattiche finora le dichiarazioni di rappresentanti del centro-destra.

Si ha l’impressione che specialmente Salvini avendo preso in mano la bandiera della  pretesa di un Presidente “nominato” (sic!) dal centro-destra, come kingmaker dopo la rinuncia di Silvio Berlusconi, con il centro-destra manifesti una durezza di posizioni tipica di una propaganda elettorale permanente che finora non ha facilitato l’individuazione di un nome condiviso. Anche se sono iniziati, a partire dalla giornata odierna, incontri di Letta con Salvini e di Conte con Salvini, che sembra avviare un dialogo tra le parti per giungere possibilmente nella giornata di mercoledì ad un nome condiviso e alla votazione di un nome condiviso alla quarta votazione che ottenga la maggioranza, specialmente se questo candidato è Draghi che non può essere esposto a maggioranze risicate.

Assumendo questa bandiera Salvini si gioca la sua leadership non solo del centro-destra ed ad accettare alla fine un nome poco gradito per la Presidenza della Repubblica. Da questo punto di vista è significativo da parte del centro-sinistra l’assunzione nella rosa dei papabili come “candidato ideale” del fondatore della comunità di Sant’Egidio per il suo alto profilo morale e le relazioni internazionali. In questo campo, al di là di posizioni espresse per l’affermazione della candidatura di Draghi e della affermazione poco diplomatica della mancanza di chance da parte di Andrea Riccardi per la Presidenza della Repubblica, rimane il fiuto politico del fiorentino Matteo Renzi nonostante i cambi di appartenenza (se non di casacca) non sempre comprensibili.

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