Quirinale, una sfida incomprensibile

di Domenico Pizzuti sj

I cittadini della Repubblica italiana cominciano ad essere stanchi del protrarsi delle votazioni per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica italiana non solo per l’incomprensione dei giochi della politica ma della sua lontananza dalle preoccupazioni delle famiglie per la salute in riferimento alla pandemia non ancora domata, alla sicurezza e la dignità del lavoro, al costo dell’energia sui bilanci familiari e quindi richiedono una stabilità di governo per provvedere alle emergenze sanitarie, economiche e sociali. Ho sentito girare parole di sdegno nei confronti della classe politica (buffoni!), che esprimono rabbia e non aiutano a capire gli avvenimenti della politica nel Parlamento e dintorni. Perfino Emma Bonino che non la manda a dire è disillusa per il metodo in atto che definisce “carbonaro” perché si svolge in conventicole in pizzerie.

In primo luogo in questa vicenda elettorale emerge chiaramente la conflittualità tra le forze politiche o specificamente tra coalizioni in gara per conquistare alla propria parte il prossimo Presidente della Repubblica. Si voleva una ripresa della politica dopo il governo di unità nazionale, che doveva favorire la ricomposizione delle varie forze politiche al loro interno, ma non è avvenuto ed è rinata la conflittualità in occasione della elezione del capo dello Stato che si consuma nelle votazioni con ripetute schede bianche e nelle trattative che non sono giunte finora ad un nome condiviso. 

Guardando dall’esterno come comune cittadino, al di là delle affermazioni di bandiera da parte delle varie coalizioni, si coglie una sorta di revanchismo preoccupante da parte delle componenti del centro-destra nella pretesa di un Presidente della Repubblica con il marchio del centro-destra dopo 12 Presidenti della Repubblica di centro-sinistra. Si tratta chiaramente di una posizione di parte che non aiuta al dialogo ed al confronto per un Presidente della Repubblica super partes come l’amato Mattarella. Questo atteggiamento sbandierato è preoccupante perché specialmente da parte di Giorgia Meloni e camerati esprime una chiusura e forzatura a prò della propria parte, che sembra ignorare le dinamiche democratiche di un paese Repubblica parlamentare come l’Italia. E’ anche, per così dire, un nazionalismo poco illuminato per conservare i presunti consensi degli elettori secondo indagini statistiche. Occorre riflettere e comprendere fino a che punto questo atteggiamento sia condiviso dai cittadini che manifestano preferenze elettorali per la Lega e Fratelli d’Italia, o questa vicenda elettorale non interessa più di tanto.

In secondo luogo, in questa disfida elettorale intervengono chiaramente i progetti dei vari leader per affermare e consolidare la propria leadership, che diventano interesse personale, chiaramente nel caso di Matteo Salvini che non ha perso l’occasione per dare le carte per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica e che secondo il suo solito si comporta con continue ed altalenanti dichiarazioni come in una campagna elettorale permanente. E’ chiaro che anche nel centro-sinistra Letta e Conte si giocano la propria leadership in questa elezione che attende urgentemente l’individuazione di un nome super partes condiviso. Piace, a proposito, riportare un’ affermazione del senatur Umberto Bossi che in atto di votare, a chi gli chiedeva cosa pensava di Salvini ha risposto: “Sta imparando” a far politica.

Al di là delle cronache giornalistiche delle votazioni in Parlamento, occorre riflettere su gli aspetti di questa vicenda elettorale sia di metodo sia di visioni condivise dalle varie parti politiche, perché con la visibilità comunicativa acquisita da partiti del centro-destra si evidenzia la necessità di rafforzare le procedure democratiche e specialmente uno spirito civico universalista, per esorcizzare una destra nazionalista estrema che non fa bene al paese.

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