Croce e delizia quirinalizia

Seguendo le vicende per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica italiana sono rimasto colpito da alcune distorsioni del linguaggio o ambiguità politiche di alcuni dei principali attori di questa vicenda. In primo luogo, ieri notte dopo la notizia da parte di Salvini e Conte che affermavano di lavorare a una candidata femminile per la Presidenza della Repubblica, e girava tra i nomi quella dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni, trasversalmente apprezzata, in modo vivace ed insistente Matteo Renzi per le vie di Roma manifestava la sua opposizione a questa candidatura perché la Belloni era a capo dei servizi segreti e non era compatibile con la carica di capo dello Stato sopra le parti. Questa contrarietà era condivisa anche dal Pd. 

Tuttavia a nostro avviso si è trattato di una semplificazione o distorsione del linguaggio per motivare all’immediato una opposizione a questa candidatura femminile per le funzioni di intelligence tuttora svolte come Direttore generale del “Dipartimento delle informazioni per la sicurezza “ (DIS), che comprende anche l’AISE (Agenzia informazioni sicurezza esterna) e AISI (Agenzia informazioni sicurezza interna). Sostanzialmente si tratta da parte del Dipartimento e di chi lo dirige di vigilanza e coordinamento di queste agenzie e quindi il Direttore generale non è immediatamente a capo di servizi segreti di sorta. Questa semplificazione o distorsione del linguaggio pubblico da parte del senatore Renzi è un uso strumentale per esprimere la sua opposizione a questa candidatura. 

Al di là di questa ambiguità di linguaggio, da parte di Giorgia Meloni questa opposizione è stata declinata ln generale come opposizione di genere quando una donna può ricoprire ruoli apicali. Peggio si esprimeva ieri notte Matteo Salvini che ventilava stiamo lavorando per la Presidenza della Repubblica ad una donna non in quanto donna ma “donna in gamba” (sic). La nostra solidarietà a Elisabetta Casellati ed Elisabetta Belloni che hanno visto sfumare un sogno dando la loro disponibilità. In secondo luogo, una distorsione logica si manifesta nell’ insistenza di Giorgia Meloni a voler votare per smuovere le acque prima il Cofondatore di FDI e oggi il magistrato Nordio come espressione della destra a cui spetterebbe in questa contingenza storica il Presidente della Repubblica. Per dirla in termini semplici, forse la Meloni non tanto ambiguamente ritiene di eleggere un Presidente della coalizione di centro-destra o il presidente del partito di destra nazionalista Fratelli D’Italia. 

E’ noto che occorre eleggere un Presidente della Repubblica super partes, se si fa parte dell’arco costituzionale. In terzo luogo, di fronte alla disfatta delle leadership dei partiti politici impegnati in questa vicenda elettorale, ieri nella maratona quirinalizia di canale TV 7 il conduttore Mentana nel talk show incominciava a parlare non più di leader chiaramente delegittimati ma di “capi di partiti”, cioè capi politici delle rispettive aggregazioni politiche in gioco. Problematica, a nostro avviso, è la leadership dei capi della Lega e di Fratelli d’Italia per diverse culture politiche agitatorie (capi popolo) e nazionaliste più che populiste.

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