La cattedrale di Chartres nel romanzo di un gesuita

di Domenico Pizzuti sj


Emanuele Iula, gesuita romano docente di etica generale alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Luigi, ha prodotto un secondo romanzo Chartres, Edizioni Efesto, Roma 2021, pp, 2001, 13.50 Euro, che intende tradurre in chiave narrativa le sue ricerche teoriche come nel precedente romanzo Chiedilo alla Luna (2018). Infatti dimensione narrativa e quella discorsiva fanno parte della stessa trama che si intitola alla famosa Cattedrale di Chartres. Della dimensione narrativa fanno parte non solo Vincent, custode della Cattedrale amante della lettura e della conversazione che troviamo spesso a riflettere con chiunque si avvicini a lui con domande di carattere esistenziale, la moglie Claire vera compagna di vita del suo Vincent nel menage familiare, e la stessa Cattedrale in cui Vincent lavora che ad un momento intenso della vita di Vincent si rivela avere un linguaggio nascosto capace di immaginazione, canto e poesia. A tutti quelli che sanno rispecchiare e farsi rispecchiare, come un modo di riconoscere qualcosa che ci sta di fronte, di coglierne il linguaggio nascosto, allora Chartres ha tanto da dire con le sue magnifiche vetrate e le torri asimmetriche. Questo avviene a Vincent in seguito ad un dramma esistenziale personale e familiare a cui la Cattedrale manifesta il suo linguaggio non solo di bellezza e linearità ma anche di asimmetria che rispecchia le vicende umane come quella di Vincent che si rispecchia nella Cattedrale che gli sta di fronte.

Infatti la vicenda che viene narrata nelle pagine di questo libro lo vedrà alle prese con due amori, da cui prenderanno forma due vite, l’una in cui è stato presente con il figlio nato dalla sua Claire, l’altra in cui è stato assente dopo una notte d’amore passata da giovane con Nathalie da cui nasce un figlio di cui viene a conoscenza trent'anni dopo da un ritorno inaspettato di Nathalie a Chartres. In questa trama narrativa si rivela da parte dell’Autore una finezza di analisi non solo psicologica delle vicende personali e familiari di Vincent e Claire, ma anche di coloro che gli pongono delle domande, specialmente nella elaborazione con Claire della inaspettata conoscenza di un figlio da parte di Nathalie. Infatti, Monsieur Vincent è un modo di esprimere l’idea per cui la fecondità di una vita non si misura solo nella linearità dei suoi accadimenti, ma nelle storture, nei suoi imprevisti, e soprattutto nella sua capacità di rigenerarsi di fronte a situazioni che mettono alla prova gli equilibri acquisiti.

Si deve riconoscere da parte dell’Autore una conoscenza non comune dell’animo umano, dei sentimenti, emozioni e reazioni, specialmente di fronte agli imprevisti della vita, un approccio non solo descrittivo ma si direbbe accogliente e rispettoso. Cioè di umanità da parte di un gesuita docente che si misura con le dinamiche di personaggi umanl non solo romanzati in cui il lettore si può rispecchiare e cogliere quello che hanno da dire. Le spiegazioni offerte nei discorsi da Vincent a chi interloquisce con lui ponendogli domande su tematiche esistenziali fanno parte della trama narrativa del libro, anche se queste spiegazioni talora si dilungano molto per uno stile fluido, e certo esprimono elaborazioni e concezioni dell’Autore che ha sempre una mano lieve e rispettosa delle situazioni e vicende dei suoi personaggi. Romanzo “intellettuale”? Meglio romanzo di un “intellettuale” che conosce l’animo umano. Un libro che fa bene leggere.

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