Una bomba Carta a don Maurizio

di Domenico Pizzuti sj


La bomba carta fatta scoppiare la notte di domenica scorsa - presumibilmente per avvertimento se non per uno scherzo di cattivo gusto - al piccolo cancello pedonale della parrocchia di don Maurizio Patriciello nel Parco Verde di Caivano, noto come la più grande piazza di spaccio degli stupefacenti della Campania, ha fatto il botto, E’ iniziato il coro di attestazioni di vicinanza e solidarietà al sacerdote dal Presidente della Repubblica al vescovo della diocesi per il suo impegno contro la criminalità organizzata ed il degrado umano e sociale del Parco Verde. Come avviene nel circo mediatico in simili occasioni viene privilegiato il personaggio ed i suoi meriti più che la problematica manifestata da un fatto aggressivo presumibilmente da parte di qualche gruppo della criminalità organizzata locale con i suoi traffici coperti, attentati sanguinosi nella lotta contro altri clan per il predominio territoriale ed avvertimenti alle persone che vi si oppongono, come nella vicina Frattaminore. Queste attestazioni di solidarietà dovute verso chi si espone, in particolare nel contrasto alla organizzazioni criminali, che deve essere protetto, servono talora anche a rassicurare i cittadini che c’è qualcuno che si impegna per loro ma non può essere lasciato solo.

Nel contempo è esploso un fatto ben più grave con lo scioglimento dell’Amministrazione comunale di Castellammare di Stabia per infiltrazioni camorristiche e l’invio dei commissari prefettizi per la gestione amministrativa del Comune, i quali hanno prontamente dichiarato: “Inizia oggi la lotta alla camorra” ed un’amministrazione trasparente. Da parte sua Cafiero de Raho, Procuratore nazionale antimafia, con sconcerto dall’esame dei dossier della Commissione d’accesso dichiarava: “Camorra legittimata, inaudito!”. Era legittimata per affidamenti diretti di lavori e servizi comunali a esponenti noti di stampo camorristico e legittimazione della camorra nell’aula consiliare. E’ certo inaudito ed intollerabile che un grande Comune con 63161 abitanti della città metropolitana di Napoli per decenni sia stato occupato e colonizzato da un intreccio di gruppi camorristici e di reti familiari e parentali per interessi e benefici privati, che avevano legittimazione nella sede comunale. Altro che mani sulla città, in questo caso si tratta di “mani nella città”, nell’amministrazione comunale per accaparrarsi attività e servizi comunali con le risorse ad esse destinate con affidamenti diretti. Tutto questo è stato possibile perché taluni amministratori, funzionari, appartenenti a famiglie e parentele hanno lucrato impunemente ingiusti benefici e guadagni e per il silenzio di molti che guardavano da un’altra parte.

Non è tollerabile che in questi casi comuni, quartieri, parchi di abitanti siano of limits alle leggi e regole della convivenza civile, anche se non è mancata l’azione repressiva delle forze dell’ordine con l’arresto di numerosi capi storici dei clan e di manifestazioni pubbliche dei propri caduti ed eroi con dipinti sui muri ed altarini a loro dedicati, che denota la complessità culturale di questo fenomeno e la sua riproduzione in alcuni quartieri popolari napoletani. Occorre nel contrasto ai gruppi e famiglie della criminalità organizzata operare su due fronti: la repressione delle attività criminali come quelle di spaccio di stupefacenti, come l’operazione strategica effettuata dieci anni or sono a Scampia dalla Polizia per l’eliminazione delle piazze di spaccio del e dal quartiere e la rigenerazione urbana non solo dal basso di quartieri ad opera di associazioni, comitati, movimenti, come alla Sanità ed a Scampia, per una crescita civile e culturale con un’ integrazione nella vita della città di Napoli.

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