Celebrante Meloni

di Domenico Pizzuti sj


Giorgia Meloni, pur con proclamazioni di voler contribuire all’unità delle forze del centrodestra che con i loro leaders non si sono fatti vedere alla recente convention a Milano del Fratelli d’Italia, è stata una “celebrazione” del partito di Fdi con lo sventolio di bandiere tricolore messe a disposizione dai giovani del partito per dare un segno di identificazione nazionalistico. Va rilevato che la Meloni in maniera spettacolare si è presentata sul palco con una bandiera tricolore in spalla, un’entrata in scena - mi si conceda - da operetta che la collega francese Marine Le Pen non avrebbe adottato. La convention certo celebrava il partito di Fdi presente nei suoi leaders, militanti e simpatizzanti ma a nostro avviso in questo clima la Meloni celebrava se stessa e le sue perseguite future glorie politiche. Si trattava di dare una scossa e corroborare l’adesione di seguaci e simpatizzanti, un’occasione di animazione del corpo del partito: siamo belli, siamo tanti sotto la bandiera tricolore che non è possesso solo di questo partito.

E’ chiaro che queste celebrazioni fanno parte di propaganda elettorale per il partito e la sua leaders in vista delle elezioni politiche della primavera 2023, e iniziare la rincorsa per conquistare i voti dei cittadini che al momento del voto esplicito nell’urna non sempre corrispondono alle previsioni di statistiche pre-elettorali. Rispetto alle aspirazioni di Giorgia Meloni di sedere a Palazzo Chigi da Presidente di un governo, esse ignorano le regole del gioco democratico cioè il risultato elettorale e le scelte del Presidente della Repubblica sulla base delle maggioranze che si sono formate. Al massimo la Meloni come parte elettorale sarà chiamata per le consultazioni sul futuro governo.

La domanda che si pone, in mancanza di chiari dati, chi rappresenta la Meloni e chi vuol rappresentare, per evitare semplificazione giornalistiche che assegnerebbe alla Meloni i ceti popolari delle periferie romane e non solo, da cui origina la stessa: possiamo ritenere ceti sociali medio-bassi di stampo tradizionalista e conservatore per non parlare di nostalgici del passato. Come i leaders e rappresentanti di questo partito, al governo o meno, possano affrontare i problemi di innovazione richiesti dalle trasformazioni della società, dalla trasformazione ecologica, a quella energetica e tecnologica, per non citare l’economia e la comunicazione di guerra per il conflitto Ucraina-Russia che non sembra volersi fermare secondo le attese delle popolazioni europee ma non solo.

Con un pò di retorica, avendo in mano il palco ed il microfono, la Meloni nella conclusione auspicava “Siamo pronti per il lungo viaggio che ci porterà al governo” per galvanizzare i presenti (una sorta di osso per il cane affamato) per il lungo digiuno dall’opposizione, ma aspirare al governo significa anche un programma da presentare agli elettori che lo approveranno o meno nell’urna al momento delle elezioni politiche. E autodefinisce Fdi “Siamo il partito dei patrioti, dei conservatori, alternativi alla sinistra”. Nell’area dei conservatori, non ci sono solo i nazionalisti, i patrioti alla Giorgia Meloni, ma anche i leghisti di Salvini, ed i liberali di Forza Italia. Con chi partirà questo treno elettorale al momento non è dato saperlo. Certo noi non siamo della partita.

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