Forze di destra e di conservazione


di Domenico Pizzuti sj

In un editoriale dell’ultimo numero de La Civiltà Cattolica (quaderno 4126, pp.313-320) del 21 maggio 2022 “Quale centrodestra in Italia?”, si osserva che in Italia, come in campo internazionale, il centrodestra e, in particolare, i partiti di destra vivono un periodo di assestamento, che probabilmente porterà ad una riorganizzazione di quello che era un schieramento compatto. Alcune fibrillazioni e polemiche recenti relative ad ondivaghe affermazioni del leader di “Forza Italia” sul conflitto in corso in Ucraina in seguito all’aggressione da parte delle armate della Russia di Putin, sembrano dar ragione a questa analisi, perché ripropongono l’unità del centrodestra sempre evocata ed andata in pezzi dopo il fallimento della campagna per l’elezione del Presidente della Repubblica italiana, con qualcuna come la Giorgia Meloni che ritiene di guidare questo treno verso il governo, senza i principali viaggiatori. Anche perché Forza Italia sembra dar la preferenza ad una federazione più che ad una unità dei principali partiti di centrodestra, comunque necessaria per avere una chiara affermazione elettorale nel paese che legittimi sulla base dei risultati delle elezioni politiche della primavera 2023 le aspirazione a governo del paese simboleggiata dalla conquista di “Palazzo Chigi”, cioè della premiership che non è una conquista personale, o un ossessione del potere che rimane un miraggio che deve essere legittimato dalle regole democratiche del nostro paese. 

Al di là di polemiche o baruffe del quartierino, con premi o sanzioni per i dissenzienti, si evidenzia per i diversi partiti del centrodestra l’esistenza o meno di regole democratiche all’interno delle singole appartenenze politiche, per il prevalere non solo in queste forze delle leadership personali che sono esposte solo agli orientamenti della pubblica opinione prima del giudizio elettorale. Bisogna poi considerare se e quali partiti e/o movimenti siano da ascrivere fondatamente per i loro indirizzi ed orientamenti politici alla “destra estrema”, poichè Forza Italia si è per bocca del suo fondatore caratterizzata da sempre per il riferimento a valori liberali nei suoi orientamenti programmatici. Ultimamente del dibattito pubblico è venuta a mancare il riferimento ad un “populismo” all’italiana ad i suoi principali leader sulla scena mediatica, Salvini e Meloni, non solo per orientamenti programmatici, ma per il modo di condurre una propaganda elettorale permanente “urlata” sia all’opposizione che al governo ed all’opposizione. Ci ha colpito nella vicenda della normativa sulla Concorrenza da approvare in Parlamento, non tanto l’impegno tradizionale a non imporre nuove tasse ad imprese e famiglie, quanto la difesa delle esistenti concessioni balneari, cioè di imprese e famiglie (30.000 si è detto, con più di 100.000 lavoratori), di fronte ad una adeguamento al libero mercato richiesto anche dal Consiglio dell'UE naturalmente secondo giustizia ed equità. 

Ci è sembrato di cogliere specialmente in affermazioni del leghista Salvini una difesa delle concessioni esistenti, cioè dei patrimoni e privilegi esistenti, per non metterle al confronto delle riforme esigite dal PNRR, per un autentico rinnovamento delle concessioni che non sono una proprietà privata fonte profitti e redditi, ed in prospettiva di migliori servizi ai cittadini. Chiaramente si può leggere in questa difesa di proprietà e privilegi categoriali un segno di una “conservazione” che non è solo di questi episodi, cioè del treno delle forze conservatrici verso il governo che è stato evocato. Questa riorganizzazione delle forze del centrodestra non può dimenticare che alcuni di questi partiti sono forze della “Conservazione” per esplicita affermazione e non della modernità sociale e culturale, di cui non abbiamo bisogno.

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