Meloni sulla graticola vs Boldrini

di Domenico Pizzuti sj


Non ho assistito alla trasmissione di La7 Piazza pulita di giovedì 5 maggio alle caratterizzazioni politiche senza peli sulla lingua del partito dei Fratelli d’Italia e della sua leader Giorgia Meloni da parte della deputata Laura Boldrini, che finiva con qualificare bellamente “unfit” al governo del nostro paese Giorgia Meloni ed il suo movimento, destando l’ira della Meloni che si vedeva già in treno verso il governo dopo le elezioni politiche della primavera 2023 perchè pubblicamente intaccava la sua ossessione della premiership nel prossimo governo. 

Avendo trattato anche recentemente in questa sede queste sue aspirazioni conclamate di sedere un giorno a Palazzo Chigi in forza di una presumibile vittoria elettorale alle prossime elezioni politiche (qualche amico predice che ad esse non otterrà più del 12/15%, visto lo scarto che si verifica tra previsioni di voto e voto effettivo) dal punto di vista del metodo democratico, non intendo riprendere questa querelle non del tutto edificante ma proporre qualche osservazione di contorno circa la lotta politica e le sue modalità. Sinteticamente, in questa trasmissione la Boldrini caratterizzava il movimento della Meloni: "La destra di Giorgia Meloni? Una destra reazionaria e oscurantista, non abbastanza improntata all’europeismo, che non può guidare un Paese fondatore dell’Ue, che non sa prendere le distanze dall’estremismo che la infiltra e che non è liberale".

In primo luogo, la lotta politica per definizione è un “agone” dove ci si confronta e lotta tra le parti e non dovrebbe destare meraviglia se qualche soggetto esprime pubblicamente valutazioni politiche sul conto di un altra forza politica, anche perchè la Boldrini rispondeva ad un domanda del conduttore che richiamava che la Meloni aveva caratterizzato alla recente convention il suo partito come appartenente all’area conservatrice che apriva la stura da parte della Boldrini ai caratteri politici di questo movimento di destra nazionalista per esempio non proprio liberale nelle posizioni politiche per esempio in parlamento. Rispetto alle reazioni di certa stampa che definiva come parole brucianti quelle della Boldrini, viene da dire “C’è del marcio in Danimarca” o nel nostro paese, perché chiaramente ci sono forze non solo politiche interessate. all’affermazione della destra conservatrice della Meloni di cui l’Italia non ha certo bisogno per affrontare un futuro incerto.

In secondo luogo, riguardo la statura politica della nostra Meloni che gioca sulla scena politica per la conquista del potere, alla luce della nostra storia repubblicana per non fare affermazioni solo polemiche si può affermare motivatamente che questa leader non ha certo la statura dei politici del secondo dopoguerra, sia di centro, sia di sinistra, sia di destra compresi Almirante e Fini (scomparso di scena), e forse copre un vuoto di rappresentanza con una destra che non è di carattere liberale ma nazionalista (i patrioti), sovranista, blandamente europeista, con propensioni verso sistemi di democrazia illiberale, e la conservazione di costumi tradizionali e che non promuove diritti soggettivi in una democrazia moderna ed europea.

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