Chiamali se vuoi leader

di Domenico Pizzuti sj

E’ invalsa nella comunicazione politica non solo del nostro paese la denominazione di “leader” per capi di partiti, organizzazioni, movimenti politici e culturali che occupano la scena pubblica, che al di là di quella partitica o di movimenti di provenienza ricevono una sorta di “legittimazione mediatica” da un consenso di settori della cittadinanza. Si tratta di “leader mediatici” non di eguale valore e consistenza che sono alla prova della resistenza sulla scena pubblica. Di fatto essi sono capi o segretari di partiti come per la Lega e Fratelli d’Italia, o “capi popolo” come ancora attualmente per il Movimento 5Stelle, a parte la Leadership personale di Berlusconi. 

La leadership personale acquisita e riconosciuta dai seguaci pone problemi nel rapporto con partiti e movimenti di provenienza nella gestione di questa leadership, che acquisendo autonomia rischia di diventare personale ed autoritaria con rischi che ne derivano come nella trappola della cosiddetta missione di Matteo Salvini a Mosca per propiziare il cessate il fuoco nell’aggressione della Federazione russa alla libera nazione dell’Ucraina. Inoltre nell’attivismo della leadership in una campagna elettorale permanente, si può inoculare il germe dell’impostazione populistica seconda la quale il leader riconosciuto è l’unico rappresentante di un popolo indifferenziato e dei suoi bisogni e che non ha vera voce nella gestione dei problemi che interessano.

Ci sembra pertinente un’avvertenza della Lettera Enciclica “Fratelli tutti” che al n.159 scrive: "Ma esso degenera in insano populismo quando si muta nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura di un popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere. Altre volte mira ad accumulare popolarità fomentando le inclinazioni più basse ed egoistiche di alcuni settori della popolazione".

Fa riflettere la ricerca ossessiva continuamente declamata della di aspirare a Palazzo Chigi e alla premiership di là da venire certo in seguito alle elezioni politiche della primavera del 2023 da parte della Giorgia Meloni, che in campagna elettorale per le amministrative con una certa compiacenza ed ingenuità si dichiara pronta per Palazzo Chigi quando c’è di mezzo il mare e la guerra tra i due mondi secondo un articolo della nota giornalista Lucia Annunziata. Al di là di altre considerazioni, si può riflettere se questa leadership nostrana di FdI ma non solo è adatta ad affrontare in questa situazione non solo nazionale problemi di un economia di guerra e la richiesta della cessazione della guerra in Ucraina ed lo scontro aperto tra due mondi quello occidentale ed orientale della Russia con affermazioni imperiali.

Commenti

Più letti