Crisi politica, tra etica e narcisismo

di Domenico Pizzuti sj

Parlando tra amici di alcune ultime esternazione tipiche del personaggio di Giorgia Meloni nella sua posizione di opposizione al Governo di unità nazionale presieduto fino alle dimissione da Mario Draghi, ed all’attuale tentativo alle Camere di nuovo patto di fiducia e governo tra partiti, non andato in porto, richiamavo l’affermazione rivolta a Letta: ”Potete fuggire dal voto ma verrà il giorno del giudizio”. Sembra la sibilla Romana o una matriarca laziale e lancia giudizi ultimi che non le competono. Una mia amica M. con femminile intuizione ha soggiunto: “E’ solo malata di protagonismo” per affermarsi nella vita politica avendo forse subito in passato privazioni non solo di potere, fino ad affermare oggi dopo il voto al Senato “So governare l’Italia” sic. mettono in evidenza a mio avviso una forma acuta di “narcisismo” che gratifica se stesso e concionando sulle piazze e sui palchi dei comizi.

In merito al successo di Fratelli d’Italia nelle previsioni elettorali e riportate dai media ed alla ricerca di qualche spiegazione plausibile non deve sfuggire una informazione poco riportata secondo la quale l’avv. Fedele Confalonieri, nota nelle cronache giudiziarie per ambigui comportamenti negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, consigliere di Berlusconi, gli suggeriva che attualmente meglio che resti Draghi al governo ed in futuro dedicare maggiore attenzione e puntare sulla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. A nostri avviso questo suggerimento squarcia un velo su gruppi professionali ed altri coperti che talora a partire da studi professionali hanno favorito e sostengono per esempio l’affermazione di Giorgia Meloni e del suo partito per governi conservatori di destra. Queste ombre sulla figura e l’attività politica di Giorgia Meloni vanno chiarite per mettere in evidenza gruppi di interesse coperti che operano per interessi non solo politici.

In precedente intervento abbiamo richiamato il significato dell'“Etica della responsabilità” nella professione politica, a questo proposito sovviene una categoria nel linguaggio del mondo anglosassone “civil servant”, che pone le competenze professionali ed il senso civico a servizio della collettività ed all’interno di strutture pubbliche, che è “servizio civile” nel nostro linguaggio, quindi non solo nelle strutture pubbliche ma anche nell’attività politica di partiti e movimenti e dei loro leader a servizio della collettività. Preoccupa la mancanza di senso etico anche nella versione di “servizio civile” di politici e rappresentanti politici nella loro cultura e formazione, perché i posti di governo non vengano considerati come una preda da conquistare a proprio vantaggio personale a livello locale o nazionale, sia a capo di un comune e del governo nazionale che è servizio civile alla collettività e non una affermazione e soddisfazione per se stesso per avere infranto il “cielo di cristallo” del governo politico e assidersi possibilmente a Palazzo Chigi secondo le regole democratiche. 
“A Dio non piacendo!”

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