Il ritorno del Salvini "sicurezza e coraggio"

di Domenico Pizzuti sj

Un servizio tv del 24 luglio esibiva in una sede presumibilmente della Lega un manifestino a colori con nella prima metà un barcone in mare colmo di migranti e nella seconda metà queste due espressioni ben marcate: SICUREZZA e CORAGGIO, che danno a elettori e cittadini il senso della sicurezza di fronte al fenomeno nazionale e globale delle migrazioni dal sud del Mediterraneo ed anche dall’Est europeo. Questo manifestino ripreso forse dai depositi della Lega di Salvini, a nostro avviso, appare come una “mascalzonata”, una ferita ed offesa ai migranti forzati dai loro paesi alla ricerca di una vita migliore su una una sponda europea, imbarcandosi su barconi e simili questi su poco sicuri nella traversata del Mediterraneo con i numerosi morti che accompagnano questi “viaggi della speranza”.

Contemporaneamente Matteo Salvini, segretario della Lega, dava fiato alla campagna elettorale della Lega, con la proclamazione di voler portare al primo Consiglio dei ministri un Decreto sicurezza e la legge Flat tax, con l’assicurazione con la vittoria elettorale di “zero clandestini” sul nostro territorio da individuare e naturalmente rispedire a spese dell’Italia nei paesi di origine. E nel contempo assicurare il controllo dei nostri confini per migrazioni che provengono anche da paesi dall’Est europeo. Una prima osservazione formale, consta finora che sono in validità i Decreti sicurezza promossi dal Ministro dell’Interno del tempo Matteo Salvini, che alla firma dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella furono soggetti ad alcune osservazioni per entrare in vigore, e che successivamente dal Parlamento furono riportate nel testo che ancora modella la politica del nostro governo nei confronti delle popolazioni immigrate sul nostro territorio. 

Le politiche in materia di immigrazione riproposte alla vigilia delle elezioni politiche del 25 settembre da Matteo Salvini, propagandista della Lega e ministro dell’Interno in pectore, rappresentano un ritorno ad una impostazione non solo securitaria del problema della migrazioni nel nostro paese ma un problema di ordine pubblico del fenomeno umano delle migrazioni. E’ chiaramente una torsione di visioni e politiche che chiudono la società italiana nei propri confini e le porte e l’integrazione di stranieri, immigrati, Rom che non siano regolari. Senza esagerazioni si possono temere derive di tipo autoritario nel controllo degli stranieri e non solo che danno luogo a “democrazie illiberali” per il mancato rispetto di diritti umani come in alcuni paesi dell’Est europeo. Un recente articolo critico su Giorgia Meloni del New York Times intravedeva giorni tetri per il futuro del nostro paese con simili figuri al governo come Matteo Salvini e Giorgia Meloni che pretendono di poter e saper governare l’Italia (Su questi due personaggi vedi: Concita De Gregorio, Meloni, l’imperatrice dei sondaggi prigioniera del suo passato, in La Repubblica, 28 giugno 2022, p. 7; Tito Boeri e Roberto Perotti, L’oscurantismo leghista, in La Repubblica, 22 luglio 2022, p. 32).

Il problema della sicurezza, strumentalmente ed indicativamente limitato all’arrivo sulle nostre coste e confini, sicurezza che fa leva sulla paura percepita, reale o indotta rappresenta certo un argomento di sicuro impatto su singoli e comunità per la campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre, specialmente nelle regioni settentrionali di obbedienza leghista. Nel contempo questa bandiera della sicurezza dei cittadini intende già prima della costituzione di un governo di destra significare una disponibilità di Salvini per il ruolo di Ministro dell’Interno nella costituzione del nuovo governo da parte del presidente Mattarella. Sul tema della paura nella vita delle nostre comunità e territori di fronte a molteplici forme di aggressioni alle persone ed ai beni, che reclamano forme più efficaci di difesa da parte dello Stato, piace riportare una penetrante riflessione della cantante e influencer romana Elodie: “Perché la gente ha paura, non ha il coraggio di fare un passo verso gli altri. È più semplice additare e scagliarsi verso il prossimo per frustrazioni che non riguardano la vita degli altri, ma il nostro modo di vivere. È molto più facile prendersela con i neri, con i gay”, stranieri, immigrati e Rom che pure abitano e vivono spesso ai margini delle nostre città.

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