Ius Scholae e malafedae

di Domenico Pizzuti sj

E’ in corso di discussione alla Camera dei deputati il Disegno di legge che mira a riconoscere la cittadinanza italiana al minore straniero entrato in Italia entro i 12 anni e che abbia frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale. Il DdL riparte dalla Commissione Affari costituzionali e questa volta con buone possibilità di approvazione, per l’impegno unitario delle forze progressiste dell’attuale maggioranza in Parlamento, con l’opposizione dei partiti del centro-destra secondo cui pretestuosamente si tratterebbe di uno ius soli mascherato. equivocando in mala fede che si tratta di cittadinanza agli immigrati e non dei minori stranieri che hanno compiuto un percorso formativo per almeno cinque anni.

Il DdL esprime chiaramente di che cosa si tratta “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992” recante nuove norme sulla cittadinanza che mira a riconoscere la cittadinanza italiana al minore straniero che abbia frequentato un percorso formativo di almeno cinque anni nel territorio nazionale (Vedi la nota "Cittadinanza" di Domenico Pizzuti S.I. - Debora Tonelli in La Civiltà Cattolica anno 172, 16 ottobre/6 novembre 2021, pp.190-193). Tale provvedimento, una volta approvato, interessa circa un milione di minori stranieri di genitori di seconda generazione che hanno vissuto la formazione scolastica gomito a gomito con gli studenti italiani delle nostre istituzioni scolastiche del territorio.

La Lega di Salvini in particolare manifesta una dura opposizione chiedendo la rimozione del Decreto legge dai lavori parlamentare con scarso rispetto per il Parlamento, e la presentazione come in passato di 1500 emendamenti al testo in discussione. Dobbiamo osservare che tale opposizione si manifesta nelle regioni più sviluppate del paese, e su questo ambito dei diritti civili non allo stesso modo avanzate per chiusure localistiche e culturali a difesa dei propri beni ed imprese e ostilità irragionevoli promosse nei confronti di extracomunitari, zingari e rom che apporterebbero degrado e disordini nel territorio.

Si tratta ovviamente di una battaglia di civiltà che attende da circa un quindicennio, che amplia e rinnova la cittadinanza democratica che è un acquisto per il paese che così ringiovanisce come nelle dinamiche di tutte le società in crescita e non invecchiate e chiuse in se stesse. Secondo il rappresentante della CEI, citato dall’Ansa, "La riforma della cittadinanza con lo Ius scholae va incontro alla realtà di un Paese che sta cambiando. Spero che le ragioni e la realtà prevalgano rispetto ai dibattiti ideologici per il bene non solo di chi aspetta questa legge ma anche dell'Italia che è uno dei Paesi più vecchi".

Commenti

  1. Chi si oppone ancora allo Ius Scholae, sono quelle forze politiche che a parole difendono l'Italia ma nella pratica difendono solo i propri interessi.Basterebbe guardare - e capire - le statistiche sulla denatalità in Italia e la serietà con il quale molti stranieri studiano nelle nostre scuole. Dare diritti a chi li merita è semplicemente un atto di giustizia ! Domanda finale : Questi 'politici' ononorano nei fatti, la loro cittadinanza italiana ?

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