A chi piace Meloni premier?

di Domenico Pizzuti sj


L’affermazione ribadita da Giorgia Meloni di una sua probabile investitura come premier di un governo di centrodestra in caso di vittoria di questa coalizione e del partito Fratelli d’Italia, perché Mattarella non potrà non indicarla come premier del futuro governo. Questa pretesa e presunzione della Presidente di FdI contiene due messaggi, una a sé ed ai suoi camerati per ribadire a livello comunicativo la sua richiesta di premiership di governo perché ha i numeri dei sondaggi elettorali da verificare con il voto delle urne il 25 settembre, e perché è Giorgia Meloni una sorta di parvenu nei palazzi del potere. Irrituale e poco rispettosa delle prerogative del Presidente della Repubblica ci sembra invece il secondo messaggio, perché vuole indicare cosa deve fare Mattarella se vince il centrodestra e FdI. Sembra ignorare le prassi costituzionali e le prerogative del Presidente della Repubblica nella formazione dei governi, e quindi mette le mani avanti con il pericolo di essere smentita dai risultati elettorali e dalle scelte di Mattarella e dagli atteggiamenti degli alleati.

In riferimento alla competizione palese per la premiership tra la Meloni e Salvini, ha ragione Salvini dal punto di vista dei suoi interessi politici in questa competizione a ribadire che ora bisogna pensare al voto e solo dopo Mattarella indicherà il premier in seguito alla valutazione dei risultati delle elezioni politiche del 25 settembre. Si tratta di sapere di fronte alla ribadita affermazione di correre per premier di futuro governo da parte di Giorgia Meloni che cosa ne pensano i cittadini elettori di questa pretesa, al di là dei sondaggi degli attuali orientamenti di voto dei cittadini che scelgono di rispondere a questo quesito e che vanno verificati dai risultati delle urne nel prossimo 25 settembre. Non ci consta che come in altre formazioni partitiche e movimenti ci sia stata una vera ed aperta consultazione degli iscritti a Fdi e di altri interessati al di là delle piazze che accorrono ai suoi comizi che possono essere d’accordo con le sue affermazioni elettorali anche con la sua presunzione di saper governare l’Italia che va messa alla prova, senza le prospettive catastrofiche da parte dei leader di partiti avversi nella competizione elettorale in corso. 

Ci ha stupito una affermazione di Ritanna Armeni, se non andiamo errati de “Il Manifesto”, che guardava con benevolenza da un punto di vista femminista a questa corsa della Meloni donna perchè “rompeva il cielo di cristallo” di palazzo Chigi da parte della Meloni che in Italia occuperebbe per la prima volta il seggio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mettendo da parte il colore della sua formazione (destra estrema) senza aver paura di evocarlo e le “ricette” diverse che porterebbe in futuro governo non tanto nella politica economica ma nel campo dei diritti come si evince dal suo programma elettorale 2022 e nell’ esclusione inumana dei migranti con inammissibili se non irregolari “blocchi navali” di fronte alle coste della Libia.

Occorre in tutti casi chiarire se questa corsa al Quirinale è solo un fenomeno folkloristico accarezzato dai media, un fatto individualistico per un’ affermazione di sé nel campo politico e di protagonismo se non narcisismo, di interventi assertivi se non autoritari con la definizione dei fenomeni come per esempio le varie forme di devianza o di leadership per un governo di destra di carattere conservatore insieme agli alleati di un centrodestra plurale

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