Italiani studiate

di Domenico Pizzuti sj

Nella “mozione degli affetti” dopo la vittoria del centrodestra con il primato di Fratelli d’Italia, nell’empito per la vittoria Giorgia Meloni, definita da organi di stampa estera “donna di estrema destra, leader di governo” invitava il suo popolo festante ad essere orgogliosi come italiani per questa scelta. Lo sono meno, come molti altri, per una scelta degli italiani che si può definire “populista” o meglio “sovranista” affascinati dalla retorica della leader di FdI nei comizi elettorali con la prospettiva perseguita con determinazione dalla Meloni di prima donna premier di governo in Italia, che portava al governo del paese il “treno della conservazione” per essere chiari. E’ una scelta elettorale che non scandalizza da mettere alla prova, perchè nell’ambito di un regime di democrazia della società italiana.

Si può essere orgogliosi di essere italiani non per una scelta politica discutibile, ma per la storia, l’arte, la cultura del nostro paese, le diffuse città d’arte visitate dai turisti specialmente ogni estate e se si vuole per la moda, la cinematografia, le bellezze paesaggistiche, la cucina mediterranea e le produzioni industriali apprezzate all’estero. A questo proposito si manifesta fondamentale il ruolo delle istituzioni scolastiche per la formazione delle giovani generazioni endogene ed allogene residenti sul nostro territorio, che va potenziata non solo con interventi per le strutture ed il personale scolastico, ed il rinnovamento dei programmi scolastici. Di qui un invito specialmente rivolto ai giovani: Studiate, studiate, studiate specialmente la storia del nostro “Bel paese”. Non sembra che nella formazione politica FdI ci sia un’attenzione prioritaria alla cultura ed al rinnovamento delle istituzioni scolastiche per la pressione dei problemi economici di famiglie ed imprese, del costo delle energie, e delle misure per venire incontro alle varie forme di povertà, di inabilità ed anzianità. E quindi nella prospettiva delle sfide per il governo del paese.

Un attenzione merita il linguaggio vocale e gestuale della Meloni nelle sue esibizioni pubbliche e che cosa rivela nel rapporto con il pubblico nelle piazze e nelle esibizioni nella TV. Per esempio ieri sotto l’influsso della soddisfazione per il successo di FdI e del centrodestra si è presentata come una star con un manifesto “Grazie Italia”, che non è per me che sono certo italiano con una scelta diversa, perchè al di là di un rapporto “caldo” con il popolo di ascoltatori, rivela una considerazione in termini di appartenenti alla nazione italica più che di cittadini di una società di appartenenza.

Questo ricorso frequente a “italiani” nei discorsi e programmi politici richiama ben altri discorsi da Palazzo Venezia nel ventennio fascista, che certo non è nelle intenzioni ma fa parte di un frasario nazionalista che non è innocente. Ci auguriamo che la Giorgia Meloni una volta investita dell’incarico di primo ministro di un governo di centrodestra non si affacci al balcone di Palazzo Chigi per il plauso della folla raccolta che non è certo tutta l’Italia. Infatti bisogna esaminare con più attenzioni i numeri scaturiti dalle recenti votazioni: FdI ha raccolto per la Camera ed il Senato il 26% dei votanti (63%), e del 44,02 del centrodestra, se si considerano nel corpo elettorale anche gli astenuti il peso percentuale diminuisce, rivelandosi nel Paese una minoranza che ha votato per questo partito e con il centrodestra ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nella Camera e nel Senato.

Nel lessico politico della Meloni ritornano, come nell’intervento dopo la vittoria, altre espressioni come “patrioti, nazione, tradimento” che secondo Marco Belpoliti sono parole dell’ eredità missina (La Repubblica, 27 settembre 2022, pag.9), che quindi non sono innocenti per il richiamo anche ad esperienze personali in circoli del quartiere della Garbatella. Perciò si può superare il pudore poco comprensibile anche dei media ad utilizzare per questo movimento e la sua leader la caratterizzazione di “destra estrema” al governo del paese.

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