Una cultura di libertà e democrazia

di Domenico Pizzuti sj

Fa bene nelle quotidiane polemiche e baruffe del cortile dei partiti politici in propaganda elettorale per l’ormai vicino voto del 25 settembre, sentire le voci di osservatori esterni sul nostro paese e sulla vicenda elettorale in corso. Merita attenzione l’ampia intervista di Maurizio Molinari direttore di La Repubblica a Hilary Clinton, ex Segretario di Stato ed ex First Lady, presente alla Mostra del Cinema di Venezia (La Repubblica, 2 settembre 2022) con concetti chiari e fede nel futuro della democrazia, senza offrire commenti sulle prossime elezioni politiche non manca di avvertire con serenità: "Chiunque si candidi a guidare il Paese apprezzi la libertà e la democrazia", perché l’Italia è stata una componente essenziale dell’alleanza occidentale dalla fine della seconda Guerra mondiale, perché la cultura e l’economia dell’ Italia hanno dato così tanto al mondo.

Con chiarezza può dire: “Non cedete al populismo ed impedite le ingerenze di potenze straniere” e specifica "Il populismo tenta sempre di cavalcare le paure delle persone, dandogli qualcuno da odiare, da incolpare per i problemi esistenti, siano gli immigrati o l’economia (...). Oggi è un metodo ancor più efficace perché prevalgono le incertezze sul futuro. Più confusione c’è, più facile per i demagoghi dire 'seguite me e tutto sarà risolto'".

Si tratta di tratti generali del fenomeno del populismo da applicare anche alla propaganda elettorale dei partiti e movimenti populistici del nostro Paese senza cedere alla tentazione di dire che un leader “lui” o “lei” che sia è forte e va seguito o seguita, senza pensare. Ed aggiunge che i populisti a volte sollevano questioni legittime come quella dell’immigrazione ma devono essere affrontati nel quadro di una comune condivisione dei principi di democrazia che ci accomunano. Viene quasi da dire di fronte ad una tale donna con tante esperienze politiche nel suo paese ed internazionali e chiarezza di visioni “Hillary Clinton for President” di fronte ai nostri demagoghi di strada ed alle demagoghe agitate sui palchi dei comizi di piazza.

Si tratta di non lasciarsi affascinare dalla retoriche dei discorsi di propaganda e talora dalle improvvisazioni delle proposte di risoluzione dei problemi, per cui Salvini con grande sicumera può dire “Basta con i tecnici, ci vuole la buona politica”, è la sua che non porta fortuna alla Lega, e dalla doppiezza dei personaggi con un volto a livello atlantico ed europeo a livello internazionale ed uno interno per cui la Meloni può criticare la UE perché non si è occupata a tempo delle energie, trascurando l’impegno del Presidente Draghi per un tetto alle forniture di gas. Ha ragione Renzi quando asserisce che al volto moderato della Meloni non presta fede. Da questa intervista chiaramente si evince una cultura democratica maturata con visioni oltre il nostro giardino, e concetti chiari che vorremmo anche per i nostri partiti e leader alla ricerca ossessiva di un posto nelle nostre istituzioni e presunzioni di governo dell’Italia.

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