Propongo il Magnificat a Palazzo Chigi

di Domenico Pizzuti sj

Nella propaganda continua dei leader del nuovo governo di centrodestra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, a circa un mese dall’entrata in attività nell’ampio e nobile salone di Palazzo Chigi per “risollevare l’Italia”, nella luna di miele con i propri elettori e la ferma opposizione dei partiti di centrosinistra, colpisce un linguaggio in cui si glorificano per i primi atti di governo con qualche incidente di fronte a se stessi ed ai propri elettori, che non è solo presunzione. Cioè dicono a sé e ai cittadini che stanno facendo bene e si gloriano di questi atti di governo, che fanno parte delle responsabilità di governo e così si rassicurano. 

Abbiamo notato l’uso dell’aggettivo “orgogliosi” da parte di Giorgia Meloni per il decreto anti-rave che però deve essere modificato per le osservazioni ricevute non solo dalle opposizioni e da Matteo Salvini che alla ventilata possibilità di un porto da parte della Francia per lo sbarco dell’Ocean Viking con 234 migranti si gloria della posizione ferma di fronte agli sbarchi dalle navi ONG, proclamando prematuramente di fronte alla possibilità non verificata di accoglienza da parte della Francia “La linea dura paga.”, suscitando la dura reazione dello stesso Presidente della Repubblica francese Macron per venir meno della fiducia di fronte a comportamenti poco comprensibili da parte italiana. E per terminare, alla conferenza stampa di chiusura del meeting di Bali G20 si è quasi intestate il “successo” dell’incontro.

In questa tendenza alla glorificazione di sè per gli atti di governo si possono individuare diversi significati: la manifestazione di leadership personaliste, già rilevate in campagna elettorale, quando le responsabilità di governo sono collettive nel Consiglio dei ministri, la rassicurazione dei propri elettori per l’attuazione di programmi e promesse, gli echi di una cultura del “petto in fuori” del regime autoritario del Ventennio, da approfondire sotto il profilo culturale. Dobbiamo riconoscere che riflettendo su questi comportamenti di politici, ci è sembrato illuminante su un piano più elevato di sapienza anche umana il Cantico del “Magnificat” che sacerdoti e fedeli recitano ogni giorno nella Liturgia delle Ore, che non è solo una esultazione gioiosa personale, ma una profonda dilatazione dello spirito da parte del Signore (Luca 1, 46-47), che è anche apertura sull’agire di Dio nell’umanità che rovescia posizioni e distinzioni sociali consolidate come nei vv. Lc 1, 51-52 dove si esalta la potenza duvina che “disperse i superbi” e “abbasssò i potenti”.


IL MAGNIFICAT DI MARIA (Luca, 1, 46-55)


Allora Maria disse:
"Dilata il Signore la mia anima
e il mio spirito esulta presso Dio, mio salvatore,
perché guardò l’essere in basso della sua alleata.
Per questo, d’ora in poi
tutte le generazioni mi diranno beata.
Grandi cose ha fatto per me il Potente
e Santo è il suo nome;
la sua misericordia si trasmette di generazione in generazione
per quelli che gli sono dinanzi.
Fece potenza con suo braccio,
disperse i superbi nell’idea dei loro cuori;
abbassò i potenti che sedevano in alto,
e pose in alto coloro che erano in basso.
gli affamati riempi di beni
mentre i ricchi mandò via vuoti."

(I Vangeli, tradotti e commentati da quattro bibliste a cura di Rosanna Virgili, Ancora Editrice, Milano 2015, pp. 828-831).

Senza pretese di un commento adeguato di questo cantico del Vangelo, ma segnalando la dilatazione dello spirito operata dall’accoglienza del Signore, ma anche il pensiero e giudizio divino su superbi e potenti che sconvolge le stratificazioni sociali. La provocazione o proposta che formuliamo non tanto di di proclamare il Magnificat in piazza davanti a coloro che siedono in alto per responsabilità di governo a Palazzo Chigi ma in sede di riflessione e meditazione sul proprio operato per responsabilità di governo.

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