Facce da Meloni

di Domenico Pizzuti sj

Nella recente intervista al Corriere della sera Giorgia Meloni da novizia a Palazzo Chigi, fa rilevare rispetto al suo ruolo di Premier che "c'è tantissimo lavoro da fare ma serve anche un approccio culturale diverso". Non precisa qual’è questo approccio culturale diverso, che forse vuol significare discontinuità rispetto a precedenti governi nell’attività di un governo di centrodestra che presiede. Serve impegnarsi, a suo dire, per quello che è giusto per la nazione, intesa come un corpo sociale senza distinzioni sociali al suo interno, (è forse il richiamo frequente agli “italiani” senza distinzione), oltre ad un aspetto di “populismo” nel senso del leader che interpreta ed è legittimato ad interpretare gli interessi di tutto il popolo, è sotteso il riferimento al “nazionalismo” come ideologia coltivata dalle formazioni di una destra italiana conservatrice ma che secondo la Meloni si vuole anche moderna. Questa diversità si manifesta nelle scelte e decisione dell’attività di governo del Consiglio dei ministri presieduto dalla stessa Meloni che siede a Palazzo Chigi, ma soprattutto nel linguaggio politico dei suoi frequenti interventi di comunicazione pubblica che sono rivelativi di indirizzi politici ma non solo.

A nostro avviso si possono cogliere diverse facce in questa comunicazione; in primo luogo quella di “Presidenta” che siede compiaciuta e consapevole del suo ruolo nell’aula del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi per indirizzare e coordinare l’attività di governo della squadra dei ministri del suo governo. In secondo luogo, nell’abito non dismesso dell’azione di propaganda continua come opposizione al precedente governo, come da parte del suo vicepremier Matteo Salvini nel paesei, che si esprime non solo nel gloriarsi personalmente delle scelte e risultati dell’azione di governo (che appartengono alla normale attività di ogni governo), come in altre occasioni, si è gloriata di aver approvato (con il Consiglio dei ministri) la manovra economica in termini ristretti di tempo. Anche se è stata oggetto di ritocchi del testo fino all’invio ieri del testo alla Camera dei deputati per la discussione ed approvazione. 

E’ un modo per far capire ai propri elettori e seguaci che si lavora nei ruoli di governo, si è attivi, non si è “seduti” nelle poltrone di Palazzo Chigi, si opera in maniera veloce nell’attività di governo per rispondere agli interessi del paese ed alle sfide delle varie emergenze che pesano sulla vita di famiglie ed imprese. In terzo luogo, dal suo seggio a Palazzo Chigi ma non solo, la Meloni assume la veste di “maestra” di comportamenti, non solo alle assise dell’ultra destra spagnola Vox da leader di Fratelli d’Italia, (che non ha nulla a che fare con “Fratelli tutti” dell’omonima enciclica di papa Francesco). Per esempio, quando mette in riga la stessa maggioranza, avvertendo “E opportuno chiudere presto” riferendosi ai lavori per la manovra economica” e così via. 

Il seggio di Palazzo Chigi forse è percepito come un pulpito per dare ammaestramenti non solo ai suoi collaboratori, ma gli italiani che se occupabili devono vivere con il lavoro, trascurando che specialmente nelle regioni meridionali per il lavoro che manca o precario e povero ci si mobilita per “o lavoro”. Certo siamo al rodaggio del governo di destra centro con la presidenza ambita della “sorella d’Italia” (Perfino la Chiesa cattolica ha aggiornato il suo linguaggio “Fratelli e sorelle” nei riti religiosi) (ma non mia), perchè il ceto dei ministri che la contorna, come è stato osservato per alcune candidature elettorali da parte di FdI, è formato da “anziani, autorevoli, maschi”.

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