La destra alle prove dei fatti

di Domenico Pizzuti sj

Certo la Giorgia Meloni come Presidente del Consiglio dei ministri ce la mette tutta dal seggio ambito e conquistato di Palazzo Chigi, esibendo spesso apertamente soddisfazione per i risultati raggiunti dal suo governo, a rassicurazione personale o del paese, con inevitabili a contraddizioni. Cioè deve dimostrare che ce la sa fare in questo ruolo istituzionale di governo. Per esempio, a fine della manovra economica per la rapidità con cui è stata discussa e licenziata dal Consiglio dei ministri, che va poi inviata al Parlamento per la discussione e approvazione, anche se poi fino è ancora oggetto di limature o ritocchi che dir si voglia. 

Si dirà è la solita propaganda continua dell’azione pre-elettorale dei leader del centro-destra per conquistare consensi dagli elettori, anche se da fiato ai media che in buona parte quotidianamente rilanciano la sua immagine ed i suoi interventi in riferimento al suo ruolo di Presidente del Consiglio dei ministri. Ma non solo, perchè chiaramente a nostro avviso la Giorgia Meloni è stata appoggiata dai media nell’ascesa a palazzo Chigi come prima donna in questo ruolo in Italia. Non si può non denunciare che nei giorni scorsi la Meloni con tono rassicurante affermava che “l’Italia cresce”, assumendone forse il merito quando la manovra economica, come è stato rilevato da osservatori, non contiene forti impegni di crescita del paese. Contraddicendo questo facile ottimismo oggi una nota della Confindustria dichiarava apertamente che “cresce il rischio di stagnazione e frenano i consumi delle famiglie del paese”, cioé crescita zero, che non è certo una buona notizia.

In questi giorni viene celebrato con evidenza il decennale di fondazione del partito Fratelli d’Italia, che in un decennio ha registrato la crescita di consensi degli elettori fino alla vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre, con la guida del governo alla Presidente di questo partito. Ragionevolmente, a nostro avviso, si può avanzare l’ipotesi che questa affermazione sia il risultato di un disegno o progetto non solo della determinazione della Meloni ma di gruppi non alla luce del sole interessati ad un cambiamento della politica del nostro paese in senso conservatore o destra nazionale. Tanto è vero che si è costituito un governo meglio definibile di destra-centro, che è alla prova in questi primi mesi di attività dal grande tavolo circolare che la TV rilancia dall’Aula di Palazzo Chigi. Con l’augurio e speranza, come affermano miei amici alla romana che non faccia danni o sfracelli al paese.

In questi primi mesi di attività del governo, il settore dei rapporti internazionali chiaramente mostra alcune difficoltà, non essendo utile nasconderle sotto la polvere del tappeto da parte di organi dei media cartacei o televisi. In primo luogo nei rapporti con l’Unione europea da una parte per non smentire la affermata fedeltà europea nella campagna elettorale, dall’altra per la volontà di affermare il protagonismo dell’Italia in seno alle istituzioni europee per far valere le proprie ragioni, manifestando un certo distacco da queste secondo un nazionalismo talora autarchico quando non sovvengano efficacemente interventi della Ue come nel caso della definizione dei prezzi del gas. Dopo la presentazione pompata di Giorgia Meloni ai leader del mondo nel meeting di Bali in Indonesia, che l’ha legittimata nello scacchiere internazionale, le relazioni con altri paese europei manifestano difficoltà se non crisi, come nel caso della Francia per la vicenda della Ong Ocean Wiking non accolta nei nostri porti per affermare la linea ferma dell’Italia nei confronti dei flussi di migranti specialmente dai paesi del nord Africa. 

Così nell’ambito della riunione in corso a Bruxelles va rammentato lo scontro con alcuni paesi del nord Europa che eccepivano un invio non richiesto di migranti verso i loro paesi. Forse bisogna rendersi conto che non esistiamo solo noi con le nostre ragioni nel rapporto con 27 paesi europei, talora con una certa supponenza di primi della classe valevole solo in Italia, nel dar lezioni agli organi e paesi europei. E in questione la capacità di rappresentanza e mediazione delle nostre ragioni (di chi?) nelle sedi europei se non di capacità diplomatica che va riservata a chi nel governo rappresenta gli “affari esteri”.

Commenti

Più letti