La strategia dell'allontanamento dei migranti

di Domenico Pizzuti sj



Che cosa rivelano i messaggi della comunicazione politica di rappresentanti istituzionali che parlano dai diversi media (TV, radio, giornali, web), al di là del puro tenore lessicale, in termini per esempio di atteggiamenti ed orientamenti meno espliciti ma individuabili ad una più attenta penetrazione del loro senso politico e culturale?

Nel caso di Giorgia Meloni, influisce il suo ruolo istituzionale acquisito in seguito al successo nelle elezioni politiche del 25 settembre con il partito di destra conservatrice Fratelli d’Italia come Presidente del Consiglio dei ministri con la comunicazione continua delle attività e risultati dell’azione governativa, con il suo volto che appare insistentemenente nei servizi della TV. In un certo senso si può affermare che il suo ruolo l’ha istituzionalizzata come europeizzata. E’ solo un atteggiamento di ruolo per inserirsi nelle istituzioni europee ed atlantiche, ma restano inespresse convinzioni personali sull’agire delle istituzioni europee e sullo stesso valore dell’Unione e cooperazione europea che ogni tanto si manifesta nel sollecitare l’Unione europea a fare di più nel settore dell’ energie o della gestione delle migrazioni specie nel Mediterraneo. Cioè le convinzioni reali di “Io Giorgia” mediata nel ruolo istituzionale.

Si ravvisa certo nell’agire della Meloni una consapevolezza delle e nelle dinamiche istituzionali nazionali ed internazionali, che richiede attenzione all’attuazione dei programmi del centrodestra e di Fdi nell’attività di governo, in relazione alle emergenze ed agli interessi nazionali evocati. La comunicazione quasi quotidiana sull’agire governativo palesemente intende rassicurare elettori ed opinione pubblica che il governo è al lavoro, come per esempio l’invito rivolto agli stessi ministri del suo governo a chiudere velocemente il lavoro per la manovra economica e finanziaria per non venire meno alle attese dei cittadini, e l’appello rinnovato anche oggi alla riunione di maggioranza a fare presto. Non sappiamo se tali reiterati appelli esprimano nella Meloni “ansia di risultati” da produrre che può indurre nei collaboratori “ansia di prestazioni” per essere alla pari con il lavoro. 

Si può poi rilevare che nel flusso di comunicazioni non appare talora dismesso l’abito della retorica della propaganda continua che ha caratterizzato l’azione come leader di un partito e la collocazione all’opposizione nel Parlamento che ha segnato per molti anni la leadership della Meloni, come pure la formazione politica in movimenti post-fascisti di destra come socializzazione alla politica che rimane nella persona. Ultimamente in questa comunicazione si può notare nella Meloni un registro che va nella direzione di una comunicazione “diretta” con i cittadini, cioè senza intermediazione di alcuni media, per esempio con la presenza nel web, nei social, ed in una rubrica annunciata “Appunti di Giorgia”. Si tratta di una modalità comunicativa chiamata “direttismo”, e se ne era parlato a proposito di leader populisti del governo giallo-verde ripreso da una leader di destra nazionalista per un filo diretto con gli elettori.

Per riprendere la considerazione iniziale di ricerca di atteggiamenti dietro le espressioni verbali, ho potuto riflettere su affermazioni dell’inizio di questo governo presieduto dalla Presidente di FdI a partire dal problema degli sbarchi di migranti e rifugiati riguardanti la gestione del fenomeno delle migrazioni dal sud dell’Europa, che si devono qualificare non solo da attivisti come “forzate”. Messo da parte la proposta del programma di FdI di “blocchi navali” davanti alle coste libiche come inattuabile, di fronte all’opera di “rescue” delle Ong nel Mediterraneo ed alla ricerca di un porto sicuro per lo sbarco dei migranti raccolti dalle onde del mare, la Meloni ha fatto presente ai paesi dell’Unione europea che l’Italia da sola non può gestire questo flusso di immigrazione dalle sponde dal nord africa e non può essere l’unico porto sicuro. In questo modo il problema viene rimandato anche ad altri paesi europei. Conseguentemente si dice il controllo dei flussi migratori specie nel Mediterraneo è una priorità europea da definire comunitariamente. Da parte italiana, ulteriormente si fa presente che da soli non possiamo gestire i rimpatri, e bisogna europeizzare i rimpatri tra i diversi paesi dell’Unione.

Queste posizioni rivelano un prendere le distanze dai migranti salvati da navi Ong ed altre private o meno alla ricerca di un porto sicuro secondo il codice del mare e le norme internazionali, ad allontanare il problema, ad attribuirlo o compartirlo con altri paesi europei, ad investire come prioritaria l’Unione europea, che equivale a negare l’accoglienza a navi cariche di migranti e rifugiati sul nostro territorio, Alla mia mente si è delineata per così dire una STRATEGIA DELL’ALLONTANAMENTO dei migranti con loro carico di viaggi perigliosi per terra e mare, di sofferenze e malattie, speranze di accoglienza ed integrazione in paesi più vivibili. 

Si tratta di un “Nazionalismo securitario” quando ci siamo dagli attuali governanti proclamati a difesa dei confini europei, che vuol dire nostri non solo marittimi ma anche territoriali del nostro paese, di un “sovranismo identitario” che chiude il ponte levatoio dell’ingresso sul nostro territorio ad altri richiedenti protezione internazionale. Certo da questi leader attuali governanti non si può affermare che ci sia empatia verso extracomunitari e migranti. Vale la pena richiamare ai nostri governanti e cittadini il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo all'ottava edizione della Conferenza Rome Med - Mediterranean Dialogues."Sono in gioco la vita, il destino e la dignità di esseri umani. E' una questione cruciale per la stabilità e la prosperità dell'Ue e del nostro vicinato meridionale". Tutto ciò deve "spingerci a affrontare insieme" tali sfide, "in uno spirito di forte solidarietà".

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