Migranti, la strategia punitiva del Governo Meloni

di Domenico Pizzuti sj

In queste settimane l’attività di governo e l’opinione pubblica è concentrata sulla preparazione ed approvazione della manovra economica 2023, ma ci sono altri settori di attività da parte del governo come la gestione dei flussi delle migrazioni specie dai paesi delle coste nord dell’Africa. Già nei primi giorni di costituzione del governo, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno dichiarato di voler adottare una “linea ferma” nei confronti delle migrazioni verso il nostro paese, che ha avuto come seguito una crisi con la Francia sui porti di sbarco non ancora del tutto sanata, che volutamente rimane nell’armadio. perchè non c’è da gloriarsi. Sempre secondo questo tono, nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha affermato che su questa tematica l’Italia (quale) “ha alzato la testa” che tradotto popolarmente significa “Mamma arrivano li turchi” con alcune sconquassare imbarcazioni, e Matteo Salvini da Lampedusa, di fronte alla tragedia del naufragio di un imbarcazione a poche miglia dall’isola con la morte di una bambina di 5 anni, proclama “I temi legati alle tragedie vanno risolti a monte” cioè alle partenze dalle coste africane dei migranti su cui viene a ricadere la responsabilità di essersi messi in mare con tutte le conseguenze.

E si augurava che Lampedusa venga conosciuta per le sue bellezze e non per i drammi degli ospiti del Centro di accoglienza di una umanità ferita da rimuovere forse dal volto dell’isola. Tutte affermazioni che grondano allontanamento e rigetto di rifugiati e migranti dalle coste e dal territorio del nostro paese, voluto inospitale da questo ceto attualmente governante. Occorre sì “alzare la testa” sull’umanità che batte alle nostre porte per la speranza di una vita migliore nel nostro paese o negli altri paesi europei, uscendo da una comoda indifferenza e rendersi ragione delle strategie e delle modalità attuali di accoglienza dei migranti che approdano nei nostri porti secondo regole anche in corso di definizione.

Riguardo una normativa in preparazione, una nota Ansa in data 19 dicembre c.a. precisa: "I soccorritori dovranno chiedere immediatamente a bordo, ai migranti che sono stati messi in salvo, la manifestazione di interesse sull'eventuale domanda di protezione internazionale dei migranti, affinché sia il Paese di bandiera della nave a farsi carico dell'accoglimento del migrante dopo lo sbarco.E' quanto risulta - da fonti vicine al dossier - in merito al codice di condotta per le ONG, che sarà contenuto in un decreto previsto nelle prossime settimane. Inoltre, secondo un'altra norma del codice, nel caso di intervento in area Sar, i soccorritori dovranno chiedere immediatamente un porto di sbarco, verso il quale la nave sarà tenuta a dirigersi immediatamente dopo il salvataggio, senza restare giorni in mare in attesa di altri possibili soccorsi. Intanto oggi le autorità italiane hanno autorizzato lo sbarco di 63 migranti a bordo della nave Sea Eye 4 nel porto di Livorno".

E’ una normativa che impedisce una pluralità di soccorsi in mare da parte delle Ong per chiedere immediatamente un porto di sbarco e dirigersi immediatamente, inoltre é il paese di bandiera della nave dopo lo sbarco a farsi carico dell’accoglimento del migrante che ha mostrato interesse alla protezione internazionale. Si tratta non solo di una normativa che limita l’azione soccorritrice delle Ong in mare, ed anche la numerosità dei migranti da sbarcare nei porti italiani. 

E’ quella “strategia di allontanamento” che abbiamo evocato in precedente intervento che discrimina anche i naufraghi da soccorrere dalle navi Ong e portare nei porti di sbarco. E’ una legislazione “canaglia” si fa per dire con un intento preciso di limitazione dell’accoglienza di esseri umani in migrazione. Nessun soccorso plurimo, il porto di approdo non è detto che sia quello più vicino ed attrezzato per l’accoglienza dei migranti, quello di Gioia Tauro è il primo del nuovo corso del Governo, Un servizio sul sito Web dell’Avvenire ieri 19 dicembre illustra “la nuova strategia punitiva” del ministero dell'Interno per distogliere le Ong e gli stessi migranti dall’intraprendere questi viaggi della speranza attraverso il Mediterraneo.

27 siriani (anziani, adulti, donne, bambini) sono sbarcati a terra dalla Rise Above ma l’enorme porto di Gioia Tauro non è attrezzato per emergenze umanitarie, ed l migranti stazionano sulle banchine dove non c’è una sedia per sedersi. Sono autentiche e volute “cattiverie” di un Ministro dell’Interno dal pugno duro che definiremmo “talebano”, che costituiscono un vulnus alla carne di umanità alla ricerca di una nuova terra per vivere.

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