Ha abdicato lo Stato

di Domenico Pizzuti sj

Nel programma televisivo “in Onda” domenica 22 gennaio il senatore Roberto Scarpinato, M5S, ex procuratore generale della Repubblica di Palermo ha dato una risposta illuminante rispetto ad alcune affermazioni anche di procuratori della Repubblica che nella loro attività giudiziaria a Palermo in anni trascorsi avevano avuto la percezione che non si volesse arrestare Matteo Messina Denaro e che in seguito all’arresto del capomafia di Castelvetrano il 16 gennaio, dopo 30 anni di latitanza, “qualcosa era cambiato” nel sistema che aveva reso possibile l’arresto. Resta da precisare che cosa è cambiato che ha reso possibile l’arresto, certo la rete di protezione di servizi e politica riconosciuta, ma a nostro avviso una “volontà politica” superiore che ha acceso la luce verde per l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura palermitana per la fine della latitanza di Matteo Messina Denaro. Lo stesso Scarpinato in una dichiarazione all’AGI Agenzia Italia alquanto criptica affermava “C’è una struttura superiore alla mafia che gli ha detto è finita” per cui si è lasciato prendere. Non è un romanzo criminale questo evento nel contrasto alle mafie i cui fili sono da dipanare non solo dall’indagine giudiziaria, ma dagli osservatori e studiosi dei fenomeni mafiosi delle nostre università e centri di ricerca che spesso vengono ignorati dai media.

Dal punto di vista dell’’osservatore bisogna rilevare lo sconcerto di tanti cittadini, che di fronte al pubblico arresto del boss di Castelvetrano si sono chiesti con un senso di indignazione se non di tradimento da parte dello Stato che non ha esercitato le sue prerogative per trenta anni nel perseguire in maniera efficace la latitanza e solo ora si scoprono sul territorio di Campobello diversi appartamenti e covi rifugio del Matteo Messina Denaro che mettono allo scoperto i suoi gusti e abitudini di vita normale alla vista degli abitudini del luogo che qualche domanda dovevano porsi su questo personaggio anche sottovoce.al bar o alla posta. Dal punto di vista analitico rispetto al buio di trenta anni di latitanza, certo fecondi di gravi interessi, reati e traffici e commerci miliardari, non si può non riprendere una lezione del sociologo tedesco Max Weber sulle prerogative dello Stato.

Nella sua conferenza sulla Politica (1910), Weber propone una definizione dello Stato in riferimenti alla sua prerogativa del monopolio della violenza legittima. "Lo Stato é quella comunità umana che, all’interno di un determinato territorio (...) rivendica per se stessa e riesce ad imporre il monopolio della violenza fisica legittima". Alla luce di questa nota prerogativa dello Stato, ci si può chiedere se nei confronti della trentennale latitanza di questo boss di “Cosa nostra” lo Stato italiano non abbia abdicato a perseguire efficacemente la super-latitanza dell’autore di numerosi omicidi anche di innocenti e di traffici economici che lo hanno reso miliardario. Restano da chiarire le motivazioni gli interessi, le convenienze specialmente della politica che hanno assicurato la copertura trentennale del super-boss siciliano.

Nelle varie voci di esultanza e di dubbi da chiarire hanno significato come specchio di sensibilità ed atteggiamenti non solo delle popolazioni del trapanese interventi da parte di vescovi delle diocesi locali e del parroco di Campobello che secondo un resoconto de “il Mattino” di lunedì 23 gennaio mostrerebbe “Le due facce della Chiesa a Campobello”. Il vescovo emerito Mazara del Vallo Mons. Mogavero senza giri di parola puntualizzava che il Messina Denaro "Non è persona per cui possiamo aver troppa pietà perché ha ammazzato tanto, ha ammazzato innocenti". Il parroco di Campobello nella sua omelia di domenica scorsa tendeva secondo il resoconto giornalistico de Il Mattino ad assolvere la popolazione della comunità che non aveva denunciato perché nessuno poteva immaginare che fosse li nel loro paese. Anche se la sua presenza nel loro paese a dire del conduttore de La7 non era un “segreto di Pulcinella”. Mons. Fragnelli attuale vescovo di Trapani mette il dito sulla piaga dell’omertà diffusa in Sicilia: "La fine della super-latitanza di Matteo Messina Denaro mette il dito sulla piaga della coscienza civile narcotizzata, per dirla con papa Francesco. Più che omertà, almeno per la maggioranza, parlerei di rassegnazione che impedisce un pensiero alto e scoraggia sogni di riscatto. (...) Quello che fa la differenza è camminare insieme alle istituzioni e le altre forze sociali per un nuovo umanesimo del coraggio e della speranza" (intervista Avvenire.it, sabato 21 gennaio 2023).

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