Migranti, una domanda da 100 giorni

di Domenico Pizzuti sj

Una domanda si aggira nella mia mente dopo 100 giorni di governo del governo di destra-centro: perchè tanto rilievo ed insistenza fin dall’ inizio sulla questione dei migranti da allontanare o rimpatriare se irregolari. A quali preoccupazioni politiche obbedisce (sicurezza dei confini italiani ed europei, adempimento promesse ai rispettivi elettorali da parte dei partiti al governo), e quali aspetti non esclusivamente politici si manifestano in un tentativo di spiegazione di questa azione governativa che, a nostro avviso, si rivelano un’autentica priorità da parte di Giorgia Meloni ed i ministri competenti per dare una risposta agli elettorati di riferimento.

In primo luogo si rivela fin dall’inizio una fermezza o durezza nei confronti di questa umanità in mobilità di migranti e rifugiati non primariamente economici, come soggetti da allontanare, da scaricare dal proprio territorio, o se si vuole da “scartare” in ogni caso perchè indesiderati e portatori di problemi. Al di là della proclamata difesa dei confini europei, si può cogliere una sorta di ostilità nei confronti di questi soggetti portatori di bisogni e diritti da riconoscere ed attuare che porta all’allontanamento ed esclusione dal nostro territorio, che può configurare una sorta di “razzismo” nei confronti di popolazioni che intraprendono viaggi pericolosi per sfuggire a condizioni di vita intollerabili e trovare sponde più vivibili in Italia ed altri paesi europei. Rispetto a questi atteggiamenti nei confronti di rifugiati e migranti per bisogni di vita, ci soccorre una espressione usata di scrittori dell’ottocento nei confronti delle plebi delle grandi capitali europee per le loro miserabili condizioni di vita “Classi pericolose” per la società del tempo.

Uno degli elementi di questa politica della fermezza e durezza sulla questione migranti che in precedente intervento abbiamo definito come “strategia dell’allontanamento” e dell’esclusione dalle nostre sponde e territorio, sempre più europeizzata per soluzioni di solidarietà condivise con gli altri paesi dell’Unione europea si manifesta nelle misure proposte dal Decreto del ministro dell’Interno nei confronti delle Ong che adempiono missioni di salvezza (Rescue, cioè salvezza come si legge nelle fiancate delle navi Ong) che battono nella quasi totalità bandiere di altri paesi europei. Complessivamente 8 Ong operanti nel mar Mediterraneo per missioni di salvezza di naufraghi, non certo la flotta navale davanti alle sponde della Libia per fermare le imbarcazioni degli scafisti del programma di Fratelli d’Italia che non era realizzabile.

Le misure contenute nel decreto del Ministro dell’Interno, da approvare in Parlamento, tendono a limitare e penalizzare l’attività di salvezza di vite delle Ong nel mar Mediterraneo. Non solo la navigazione verso il porto indicato dopo il primo soccorso, per evitare che rimangano in mare per ulteriori soccorsi, ma è invalso l’assegnazione da parte del ministero dell’Interno di porti italiani lontani non sempre attrezzati per l’accoglienza di migranti, come Genova e Marina di Carrara per le navi Geo Barents e Ocean Vikings che richiedono più giorni di navigazione, spese di carburante, e sofferenze per i migranti a bordo in attesa di sbarcare, Queste misure legali repressive delle missioni di salvezza delle Ong sembrano delle autentiche cattiverie per limitare l’azione di soccorso delle Ong in mare e quindi il numero dei naufraghi da salvare e sbarcare sulle nostre coste. Il nostro senso di umanità si ribella nei confronti di simili misure per limitare l’azione di salvezza di vite in mare e farle approdare sui nostri porti.

Non mancano manifestazioni di solidarietà spontanea delle popolazioni locali dei porti di sbarco:all’approdo della Geo Barents nel porto di Genova un gruppo di cittadini esibiva una striscia con la scritta: Welcome refugees. Genova. Cosi sia!

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