Il mantra della coscienza a posto

di Domenico Pizzuti sj

Anche nel duello nella Camera dei deputati di ieri con Elly Schlein Giorgia Meloni ha ripetuto a proposito della questione migranti: Ho la coscienza a posto! E’ una sorta di mantra che ovviamente non ha valore morale nel senso di tacitare la coscienza nel suo ruolo istituzionale ma politico o piuttosto “comunicativo” nel senso a nostro avviso di rassicurare gli elettori che ha agito secondo le regole nel soccorso e nell’accoglienza dei migranti che navigano in barche precarie in acque di nostra pertinenza o approdano nelle nostre coste chiedendo asilo.

Nel linguaggio meloniano significa impudentemente “ho fatto la cosa giusta” secondo la coscienza istituzionale, cioè osservanza delle leggi e regole in materia che è sottoposta sia al giudizio degli atti governativi da parte delle due Camere sia dei media che della pubblica opinione che li discute. In tutti i casi è soggiacente una dose di presunzione nociva ad un attore politico in ruoli di governo che non si apre alla possibilità di cambiamento e miglioramento, che combina la nota meloniana consapevolezza di sedere al potere a Palazzo Chigi, cioè di identificarsi in senso personale con esso e quindi di fare la cosa giusta secondo la sua coscienza modellata da esperienze e ideologie politiche postfasciste del secolo scorso. Rimane da verificare la comprensione rassicurante di questo mantra da parte di elettori e di settori liberi dell’opinione pubblica che si sottrae ad un lavaggio del cervello.

In una osservazione critica, secondo dati pubblici della ricostruzione e valutazione delle sequenze della tragedia nel mare prospiciente la spiaggia di Cutro (Crotone) con 86 vittime accertate ed esposte nel Palasport di Crotone di cui una trentina minori, e di quella antistante le coste libiche con 30 dispersi cioè annegati per dirla tutta, a nostro avviso nella ricostruzione governativa si ravvisano alcuni buchi perchè nel primo caso rimane da chiarire perchè secondo le comunicazioni intercorse non è stata mobilitata l’azione di soccorso e ricerca della valorosa guardia costiera in attesa di un “comando” per il salvataggio che non è arrivato, che significa chiaramente non procedere ad azione di soccorso, se non dopo l’affondamento del barcone che ha prodotto finora 86 vittime ed altri feriti ricoverati negli ospedali locali. Nel secondo caso, nonostante conoscenza delle nostre procedure di ricerca e soccorso della tragedia in corso con la pretestuosa motivazione che si trattava di acque libiche e quindi non di nostra pertinenza, nonostante sentenza giudiziaria che si poteva da parte nostra procedere ad una azione di soccorso dei migranti in pericolo anche in quel tratto di mare, che sono quasi stati lasciati morire non per ragioni di procedure da attivare o meno.

Viene in evidenza è da chiarire chi ha in mano il “comando” non trasparente di queste operazioni di soccorso e salvataggio e nel contempo il controllo di questo operato nell’ambito istituzionale, che non sia la magistratura per reati da accertare secondo denunce esposti che pur sono stati presentati nei confronti del Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini cui fa capo anche la Guardia costiera ed il Ministro dell’Interno Piantedosi per l’assegnazione di porti sicuri che non siano quelli più lontani non potendo chiudere i porti non solo alle navi Ong.

Vogliamo chiarezza, anche se siamo consapevoli che l’approccio di questo governo con l’ideologia della destra è quello dell’allontamento delle navi con migranti e del rigetto con i rimpatri. Il Cardinale Segretario di Stato della Santa Sede Cardinale Parolin ha osservato: “Non spetta me dare giudizi, Molte volte le politiche sono di contenimento e di respingimento, quindi politiche di ripulsa. Forse bisognerebbe passare a una politica di accoglienza nei vari atti legislativi. Questa è una dichiarazione di principio che però tocca anche la realtà. Anche in Europa l'orientamento è sempre quello di frenare” . Non facciamo eccezione con questo governo di destra estrema al governo.

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