Il Vescovo di Napoli nel campo Rom di Scampia

di Domenico Pizzuti sj





Nelle celebrazioni religiose di questa Settimana santa giustamente è stata messa in rilievo dai media la celebrazione della Messa del giovedì santo con lavanda dei piedi a bambini del campo Rom di Cupa Perillo a Scampia da parte dell’Arcivescovo metropolitano di Napoli, don Mimmo Battaglia, dove si è recato per una presa di coscienza delle condizioni di vita di questo campo dove vivono o meglio sopravvivono famiglie di 420 Rom fuggite a suo tempo dalle guerre balcaniche degli anni ‘80 e dalla disgregazione dei paesi della ex Jugoslavia. 

Si è trattato, a nostra conoscenza, di un evento unico e significativo nella storia e vita di questo accampamento di Rom per la scelta di celebrare riti della Settimana santa tra le baracche ed i bambini di queste campo Rom ai margini del quartiere Scampia. Al di là della cronaca di giornali e Tv sono necessarie alcune “verità” su questa baraccopoli di abitazioni precarie in situazioni di degrado ed invivibilità per mancanza di servizi essenziali, come lo stesso Arcivescovo ha potuto rilevare e denunciare per i bambini del campo a cui simbolicamente ha lavato i piedi: "E’ disumano che vivano qui senza luce né acqua, giocando con i topi. Dobbiamo costruire una nuova umanità proprio da questi luoghi dove saremo fratelli e sorelle" (cfr anche il nostro studio “I Rom di Scampia”, in La critica sociologica, t.111, 209, 20019, pp. 66-74).

La prima essenziale osservazione da un punto di vista storico riguarda l’unicità di questa visita del Vescovo di Napoli perché è la prima volta in un quarantennio di esistenza di questo campo che un Vescovo della diocesi napoletana si faccia presente tra queste baracche rendendosi “prossimo” a questi bambini e abitanti Rom del campo non solo per celebrare simbolicamente un rito religioso ma per cogliere un grido di aiuto che sale da questa realtà come ha evidenziato lo stesso Mons. Battaglia. E’ “la questione Rom” del territorio napoletano” che coinvolge il Comune cittadino e gli abitanti del quartiere con le loro benemerite associazioni che in questi decenni sono venute incontro volontariamente specialmente ad alcuni bisogni educativi e scolastici delle famiglie Rom. Dopo questa visita si tratta da parte dell’Arcivescovo di assumere questa questione da parte della chiesa napoletana e di esercitare una funzione di stimolo sul piano cittadino per quanto riguarda i compiti affidati agli enti locali secondo normative nazionali ed europee (cfr UNAR, Strategia Nazionale di eguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030. Attuazione delle Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea del 12 marzo 2021).

In secondo luogo occorre richiamare che questo campo ai margini del quartiere Scampia esiste da un quarantennio con famiglie Rom che si succedono con tutti i problemi di vita e sopravvivenza con i loro numerosi figli. Come abbiamo già rilevato nel nostro studio: "Si osserva e si verifica sotto i nostri occhi una condizione di marginalità territoriale e sociale, di ghettizzazione ed esclusione sociale non solo in un campo abusivo, una baraccopoli di fortuna in condizione di degrado, precarietà, abbandono" (Ib., p.70). Occorre chiaramente, come da tempo sottolineato da esperienze e studi procedere ad un superamento della sistemazione in campi marginali dei Rom nel nostro paese, come virtuosamente è avvenuto in alcune regioni, per porre termine alle invivibilità di vita e di prospettive per i figli di queste famiglie che ormai fanno parte del tessuto sociale ed umano del quartiere Scampia.

Consta che la Prefettura, il Comune, in sintonia con le associazioni e Comitati pro Rom stanno lavorando ad un superamento di questa situazione in campo dei Rom, anche se non è facile perchè dopo questi decenni è avvenuta una “cristallizzazione” delle condizioni di vita da parte delle famiglie residente in assenza alternative certe abitative che sono ancora di là a venire. Forse occorrerebbe data la durata della permanenza almeno concedere il certificato di Residenza ai Rom richiedenti.

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