Il 25 aprile e il tocco di Gesù

di Domenico Pizzuti sj

Sulla celebrazione del 25 aprile, Ezio Mauro su Repubblica (“La distanza tra i due presidenti” - mercoledì 26 aprile) ha messo in evidenza la distanza tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni con le resistenze ed “ambiguità sulla natura della Repubblica” figlia della Resistenza con la conquista della libertà democratica e la Costituzione secondo il Presidente della Repubblica. 

Ma ci sono altri episodi che non si limitano solo a differenza di comportamenti e stili istituzionali dei due Presidenti che evidenziano più profondi atteggiamenti non puramente politici, che cronologicamente ripercorriamo.

A Cutro la pronta visita personale di Mattarella per rendere omaggio alle 70 a passa vittime del naufragio in quel momento e partecipare al dolore dei sopravvissuti, mentre la Meloni si è tenuta fisicamente a distanza dalle bare allineate nel Palasport e condividere il dolore dei familiari sopravvissuti, contentandosi di celebrare nel Palazzo del Comune un Consiglio dei Ministri con un decreto ulteriormente limitativo dei flussi di migranti, e da “inquilina di Palazzo Chigi”, secondo la definizione di Lucia Annunziata nel suo recente volume sulla crisi del sistema politico italiano, di ricevere successivamente a Palazzo Chigi a porte chiuse alla stampa famiglie dei sopravvissuti non misurandosi con la morte attualmente di circa un centinaio di profughi ed il dolore dei sopravvissuti che fa pensare.

In secondo luogo, anche nella celebrazione della festa della Liberazione del 25 aprile mentre il Presidente della Repubblica, oltre al rituale omaggio al Milite ignoto, si recava su luoghi storicamente di partecipazione alla Resistenza e dei prezzi pagati per le stragi di civili e deportazioni di ebrei da parte delle forze di occupazione naziste, nei comuni di Cuneo, Boves, Borgo San Dalmazzo, ognuna una capitale della Resistenza in una provincia che è la terza in Italia, La premier Giorgia Meloni, per rappresentanza istituzionale, si contentava di salire i gradini del sacrario dedicato al “Milite ignoto” e non consta una sua partecipazione a numerose celebrazioni nelle piazze di città d’italia, perché chiaramente non appartenente al “mondo” dei due partiti post fascisti Msi e An in cui si è formata, e non si può pretendere di più.

In terzo luogo, con una scelta inusitata, divisiva e discriminante, decideva di celebrare la festa dei lavoratori il 1° maggio con un Consiglio dei ministri sul Decreto Lavoro,, mantenendosi a rispettosa distanza dal popolo dei lavoratori con le manifestazioni sindacali ed al momento di festa con il Concertone usuale a Piazza San Giovanni a Roma. Sergio Mattarella invece si recava sui “luoghi” del lavoro oggi 29 aprile in un distretto industriale di innovazione come la meccanotronica a Reggio Emilia, per celebrare i valori costituzionali del lavoro della Costituzione.

Devo dire la verità, in questi comportamenti e gesti non solo istituzionale della Premier Giorgia Meloni mi colpisce la ripetuta “distanza” dal confrontarsi con la morte ingiusta (e “nostra morte corporale” secondo il Sommo poeta), di toccare esplicitamente bare, cioè i corpi di defunti e dei sopravvissuti dolenti, le loro lacrime che rigano i volti, di farsi vicina ed ascoltare i poveri delle nostre città e contrade, che sembrerebbero non conveniente ad una premier che ha conquistato e si è sistemata a Palazzo Chigi. 

Lungo queste osservazioni ho letto in questi giorni l’episodio della vedova di Nain che piange il suo unico figlio defunto, e che Gesù incontra con il corteo funebre. Scrive l’ evangelista Luca: "Vedendola, il Signore fu preso da commozione e le disse “Non piangere”. Poi si avvicinò e toccò la bara, mentre gli uomini che la portavano si fermarono. Poi disse: “Ragazzo, dico a te. alzati!”... Ed egli lo restituì a sua madre" (Luca, 7, 13 -15). Al di là di ogni considerazione di fede, è centrale nel cristianesimo il “corpo umano” con il Maestro che tocca e guarisce le malattie delle folle, e lo immola sulla croce nella fedeltà alla sua missione, e non in ultimo si fa stringere dalle folle che lo seguono. Questo è “umanità” del Maestro e Profeta Gesù di Nazareth per credenti ed uomini e donne di buona volontà. 
E' un altro mondo!

Commenti

Più letti