Il pride senza istituzioni

di Domenico Pizzuti sj

Hanno fatto discutere alcune scelte delle istituzioni locali (Regione Lazio, Regione Lombardia) governate da rappresentanti della maggioranza di governo in merito al patrocinio della manifestazione del Gay Pride a difesa dei diritti delle persone Lgbtqi+. L’attuale presidente della Regione Lazio Francesco Rocca di Fdi ha revocato il patrocinio al Roma pride 10 giugno per “atti illegali (promozione dell’utero in affitto?), ed il Consiglio regionale della Lombardia ha detto no alla partecipazione di un rappresentante della Regione al Pride del prossimo 24 giugno a Milano.

Può stupire qualcuno che una partecipazione ad una manifestazione pacifica a difesa di diritti delle persone sia revocata o non concessa, quando finora in una società italiana aperta, tollerante, democratica queste manifestazioni si svolgevano anche con il plauso delle popolazioni. Non si tratta di scelte estemporanee dei rappresentanti delle istituzioni guidate dai partiti di governo (“papa bolla, papa sbolla”), ma rispondono ad un “codice (o narrazione) politico-culturale” in particolare del partito Fratelli d’Italia a guida di questa maggioranza di governo che non sempre è innocua con decreti e leggi restrittive dalle manifestazioni giovanili musicali dette “rave” al restringimento con il decreto di Cutro di prerogative e diritti di immigrati e rifugiati approdati sulle nostre coste ed alle limitazioni dell’attività di salvezza di vite in mare da parte delle Ong.

"In questo ambito, l’argomento su cui le posizioni di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni hanno generato le reazioni più preoccupate e rischiano di produrre un conflitto culturale e politico e culturale profondo, riguardano le affermazioni fatte in Spagna davanti alle platee di Vox riguardano l’identità di genere. (...) A risultare problematica in questo discorso è però la teoria sottostante alle famose frasi finali del discorso di Giorgia Meloni a Marbella “Sì alla famiglia naturale, no alle lobby Lgbt, no all’ideologia di genere”. (...) In questo modo manda un segnale inquietante alle persone che si riconoscono una identità di genere diversa da quella definita dal sesso biologico e a chiunque consideri la tutela della lobertà e della “pari dignità sociale” di quelle persone un principio non negoziabili delle società liberali” (Salvatore Vassallo Rinaldo Vignati, “Fratelli di Giorgia”. Il partito della destra nazional-conservatrice, Il Mulino, Bologna 2023, pp. 156-157).

Certo qualche preoccupazioni destano anche le scelte di negare il patrocinio a manifestazioni del Gay Pride da parte delle istituzioni governate da partiti dell’attuale maggioranza di governo in armonia con i loro codici politico-culturali che vogliono attuare con decreti, leggi e norme a colpi di maggioranza in Parlamento. Ad ogni modo è ambigua la considerazione tout court di “ideologia di genere”, non dando spazio ad una teoria di genere da discutere e verificare da parte di studiosi, scrittori, e della stessa pubblica opinione. A nostro avviso, al di ogni polemica difensiva dei propri argomenti, in queste pubbliche manifestazioni a difesa di diritti delle persona in maniera colorata e gioiosa si manifesta visibilmente in queste parate una UMANITA’ nella sua corporeità esibita e non nascosta anche se alcuni aspetti esorbitanti di queste parate possono a qualcuno far girare la faccia, cioè una umanità che vuole essere riconosciuta come “persona” che vuole vivere come cittadini delle nostre comunità senza pregiudizi e discriminazioni.

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