A te umano io dico. Meloni i migranti

di Domenico Pizzuti sj

La premier Giorgia Meloni, nel suo intervento dopo l’incontro a Varsavia con il presidente polacco Morawiecki anche sul problema dell’immigrazione in Europa, si sbraccia in quella sede a ribadire che condividono lo stesso obiettivo combattere l’immigrazione illegale nei paesi europei, che è cosa risaputa ma difficoltosa come testimonia per esempio la continuazione degli sbarchi sull’isola di Lampedusa. 

In queste dichiarazioni in quel di Varsavia colpisce in primo luogo voler trovare una sponda sulla questione migratoria in un paese dell’Est Europa, che però ha accolto milioni di ucraini del paese confinante, invece che nell’Ue, di cui la nostra Giorgia si vanta che con il contributo dell’Italia aver cambiato passo sull’immigrazione nei paesi europei, per esempio con visita insieme alla Presidente Ursula von der Leyen in Tunisia e ieri della Commissaria europea sulle migrazioni all’hotspot di Lampedusa. 

In secondo luogo, per chi osserva e riflette, la Meloni si prova giustificare il comportamento dell’alleato polacco nel respingere a Bruxelles il ricollocamento obbligatorio di migranti nei paesi dell’Ue secondo il patto proposto sul dossier migrazioni che non è stato possibile approvare per queste opposizioni. Infatti dimostra molta comprensione per questo comportamento di Polonia ed Ungheria perchè questi paesi difendono l’interesse nazionale.

Questo interesse però collide con quello del nostro paese che vorrebbe invece ricollocamenti obbligatori di quote di migranti nel nostro territorio in altri paesi europei per solidarietà virtuosa accettata da tutti gli stati componenti dell’Ue, che invece viene bloccato dal c.d. “interesse nazionale” di alcuni di questi paesi.

Si può osservare se prevale questa sintonia della premier Meloni con il governo polacco, solo personale e del suo governo, certo non di tutti gli italiani a cui sentiamo di appartenere, che forse non è solo sulle questioni migratorie ma su orientamenti tradizionali su famiglia e genere e ci auguriamo non sulla lesione dei diritti umani rimarcata da Bruxelles. Si può osservare la Meloni a chi intende parlare con queste dichiarazioni si direbbe “fuori porta” in Polonia, a se stessa come per rassicurarsi di essere nel “giusto” parlandosi come si dice a “addosso”, al proprio elettorato e simpatizzanti in Italia, cioè alla maggioranza elettorale che l’ha portata al governo del paese, all’opinione pubblica europea per affermarsi come partner affidabile da ascoltare.

Rimane inevaso un aspetto che da cittadino umano si può sollevare: che cosa dice con queste e simili dichiarazioni la nostra premier ai malcapitati migranti e rifugiati che sono approdati sul nostro territorio per asilo in Italia o in paesi europei dopo traversate perigliose con un carico di speranze che si vedono bellamente negate con rimpatrio “forzato” nei paesi di provenienza in nome delle leggi vigente e non del “diritto alla Vita”. 
A loro anche la parola!

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