Borsellino tra la Premier e il Vescovo di Palermo

di Domenico Pizzuti sj

Le manifestazioni del 19 luglio a Palermo per commemorare l’uccisione del giudice Paolo Borsellino, di cui era consapevole lo stesso Borsellino anche per la partecipazione che avrebbero giocato servizi deviati dello Stato, dai servizi in video hanno destato in me strane sensazioni da chiarire in merito non solo alla partecipazione della premier Giorgia Meloni alle manifestazioni istituzionali ma anche ai personali omaggi alla tomba di Borsellino a Palermo ed anche del giudice Giovanni Falcone. 

E’ stata una scelta convinta non solo istituzionale, ma per evidenziare la sua partecipazione alle celebrazioni per una memoria condivisa di questa tragica uccisione e lanciare messaggi sull’impegno contro le organizzazioni della criminalità organizzata decapitate ed in particolare della mafia siciliana per la cattura del capo clan Messina Denaro, non ignorando l’accresciuta diffusione e pericolosità delle famiglie della 'ndrangheta calabrese in Italia ed all’estero.

Non si tratta solo di una “sceneggiata” seguita attraverso video trasmessi sulla Tv di Stato, ma di una accorta occasione di propaganda dell’impegno contro le mafie non solo siciliane che appartengono ad una storia passata di questa organizzazioni criminale ma non solo se si pensa all’omertà dei cittadini nei paesi abitati da Messina Denaro nell’abitazione accanto e dell’incontro al bar per il caffè. A nostro avviso, la Meloni si è presentata sulla scena pubblica con i suoi rosa ed eleganti vestiti - ci si perdoni - come una bella bambola Barbie dal dolce eloquio promanante dalla suo bocca ma determinata che sa quello che devo dire in questa circostanza, ed ha usato con abilità il tasto “emotivo” e del coinvolgimento personale e degli uditori nell’azione di una propaganda elettorale permanente che la contraddistingue anche a Palazzo Chigi insieme ai suoi ministri. Non solo una dolce bambola ma un accorta regista di sè e dei suoi interventi per segnare la sua presenza a questo evento non solo istituzionale, ma collettivo dei cittadini che hanno manifestato con due manifestazioni, una tradizionale promossa dalla destra siciliana, l’altra provocatoria promossa dal fratello Paolo di Borsellino contro “la mafia di Stato”.

in merito alla definizione di Borsellino e Falcone come “martiri” da parte della premier Meloni, piace riprendere per approfondimento non solo religioso, alcuni passaggi dell’omelia dell’arcivescovo di Palermo Lorefice nella chiesa dove Borsellino era stato battezzato: "Quando i malvagi distruggono i fondamenti dell’umanità solo l’azione dei Giusti può come evitare che il loro disegno abbia successo. 

Teniamo desta la memoria dei Giusti, di questi nostri memorabili e amabili Giusti, uccisi nella strage di via D’Amelio 31 anni fa, che hanno dato la vita per una Sicilia libera dal maledetto, nefasto e anti-evangelico potere mafioso. Oggi ci è chiesto di onorare questi nostri martiri della giustizia e della legalità con rinnovato impulso di fedeltà corresponsabile di tutti gli impegni sanciti dalla nostra Costituzione. Lo dobbiamo anche ai familiari delle vittime".

Dobbiamo abbeverarci solo alle parole uscite dalla bocca della nostra Sibilla Romana a Palazzo Chigi in trasferta in Sicilia, o a quelli più profonde e sagge di un vescovo siciliano capace di riflettere e rendere partecipe gli uditori. Mi sovviene talvolta un motivo d’antan da rivolgere agli italiani: “SVEGLIATEVI BAMBINE/BAMBINI!”.

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