Fare quanto è giusto, un libro sulle reti sociali in Italia, di Giacomo D'Alessandro

di Domenico Pizzuti sj



Il libro di Giacomo D'Alessandro Fare quanto è giusto. Le fatiche dei "buoni" nel paese che declina, edito nel 2023 nella Collana di pensiero radicale di Edizioni e/o, si avvale di una preziosa Prefazione di Goffredo Fofi sulle “reti sociali” nel nostro paese, da lui ben conosciute, e sui personaggi che le hanno create ed animate nel corso dei decenni, dal 1950 ad oggi. 
E’ una ricostruzione storica di queste reti nelle varie regioni secondo alcuni noti filoni. L’Autore nota che "le 'reti' erano molto vaste, dai cattolici ai laici più o meno centristi e alla sinistra di socialisti e comunisti. Questa tripartizione era già classica dopo l’Unità" (p. 7). 

Si sottolinea che queste iniziative intendevano rispondere, specialmente nel secondo dopoguerra, a situazioni di svantaggio di alcuni strati sociali e regioni del Paese sotto il profilo scolastico, educativo, formativo. Una vera e propria mappa che fa rivivere personaggi, movimenti, associazioni, di quello che oggi chiamiamo “Terzo settore”, e che fa quello che oggi non fa lo Stato. 

Fofi non si nasconde i grandi mutamenti che sono intervenuti specialmente da parte del potere divenuto più astuto. In particolare mette in evidenza: “il ripiegamento dei militanti e di tutti o quasi tutti nel privato. Tutto questo ha generato la nuova cultura del narcisismo, come l’ha battezzata Christopher Lasch. Il ripiegamento su di sé dell’individuo e del piccolo gruppo di fronte a questa immane sconfitta storica e sociale” (p.29), narcisismo che è cosa diversa dall’individualismo. 
E’ una chiarezza che non fa male, ma bene per continuare ad operare ciò che è giusto.

In una ideale conversazione, D'Alessandro prova a rispondere "sul tema dei movimenti giovanili e del 'che fare' di fronte agli orrori della realtà" (p. 36), a partire dal suo osservatorio genovese, dal suo vivere in comunità e dall’andare “ramingo” periodicamente in realtà di frontiera o periferie, non solo del nostro paese ma anche dell’Africa e dell’America Latina. 

"Sono partito così da lontano per dire che la mia osservazione della realtà procede e prende forma nel tentativo di tenere insieme due dinamiche fondamentali per la mia vita: la prima appunto quella di un certo nomadismo; la seconda è quella di costruire comunità o comunque di essere a servizio, animare, ricevere nutrimento da una comunità" (p. 39). L'Autore, in questo viaggio tra comunità, movimenti, associazioni, organizzazioni giovanili del nostro Paese condivide alcune esperienze e osservazioni concrete che dicano qualcosa di quello che vivono oggi molti “pezzi” di gioventù, di quello che potrebbero fare o di quello che dovrebbero fare per generare processi di cambiamento. Con questo condividere non intende offrire risposte, ma punti di partenza alla domanda: cosa fare oggi?

Questa riflessione allora si muove lungo tre assi: osservazione della realtà, condivisione, comunicazione, che aiutano a conoscere o riconoscere ciò che vale la pena da parte di tutte le persone che non accettano la realtà così com'è. Si potrebbe anche invocare la categoria sociologica dei “mondi vitali” per intendere nel quotidiano “unità di senso” individuali, che non sempre danno luogo ad un agire comune o reti sociali. 

Allora si pone il problema di quella che potremmo chiamare “dimensione” dei piccoli gruppi di coscienza ed azione, dell'efficacia di agire sul sistema sociale, cui fa cenno anche Fofi in apertura. Uno dei pregi di queste riflessioni riguarda, a mio avviso, la prosa tersa e chiara di Fofi - senza una parola fuori posto - che costituisce altrettante pietre miliari ad illuminare la realtà, e quella coinvolgente (mente e cuore) del più giovane D’Alessandro che si muove con una non ordinaria conoscenza delle realtà vitali giovanili e non. 

E’ una lettura “godibile”, che invita a riprendere in mano questo volumetto per dare seguito alla conversazioni tra i due Autori.

Commenti

Più letti