Io, il popolo. Lo studio di Nadia Urbinati (recensione)

di Domenico Pizzuti sj



Uno studio per verificare alcuni tratti di populismo nei comportamenti ed agire politico della leader Giorgia Meloni al governo Nadia Urbinati, Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia, il Mulino, Bologna 2020, Nadia Urbinati, professore ordinario di teoria politica alla Columbia University di New York, con diverse pubblicazioni sul tema della democrazia nella contemporaneità, in questo volume con chiare argomentazioni analizza il fenomeno del populismo al potere e come “trasforma la democrazia”, come evidenzia il sottotitolo di questo saggio. In altre parole, Il populismo come un processo politico inteso a conquistare il governo, e suggerisce di vederlo come l’esito di una trasformazione dei tre pilastri sui quali si regge la democrazia moderna: il popolo, il principio di maggioranza e la rappresentanza (p.15).

La Urbinati in questo saggio analizza il populismo dal punto di vista della teoria politica sostenendo che esso si sviluppa all’interno della democrazia rappresentativa e la trasforma senza rovesciarla. Non si tratta di una storia del populismo, perché l’A. è interessata alla rinascita populista nella democrazia costituzionale, l’ordine politico sorto in reazione alle dittature mono-partitiche di massa. <<Il populismo, questa è la tesi del libro, è una nuova forma di governo rappresentativo ma una forma sfigurata, che si situa entro la categoria della "deformazione">>, messa a punto dall’A. in un libro precedente (Democrazia sfigurata. Il popolo fra opinione e verità, Università Bocconi Editore, Milano 2016).

L’A. precisa che <<adotterà la distinzione tra populismo come movimento di opinione o protesta e populismo come movimento che aspira a conquistare il potere; mi concentrerò su quest’ultimo e lo analizzerò attraverso il confronto con la democrazia rappresentativa>> (p.66). Secondo la Urbinati il populismo al potere è una nuova forma di governo misto (popolo+leader) nella quale una parte della popolazione conquista un potere preminente rispetto all’altra. In questo senso, il populismo compete con la democrazia costituzionale, e se possibile la trasforma, utilizzando ciò che chiama rappresentanza diretta tra il capo ed il popolo, cioè una relazione non mediata tra il popolo ed il leader. Questo mix populista indebolisce le funzioni di collegamento e di controllo esercitate dagli attori intermedi (istituzioni e partiti).

Considerati nel loro complesso i quattro capitoli di questo libro delineano in che modo il populismo al potere trasforma e di fatto sfigura la democrazia rappresentativa. Il primo capitolo analizza la categoria di <<anti-establishment>> quale <<spirito>> del populismo e delinea la transizione da questa posizione di opposizione all’anti-establishment all’antipolitica. Questo rimane il nucleo centrale del populismo che esso sia orientato a sinistra o a destra. Il secondo capitolo analizza in che modo il populismo al potere trasforma i due pilastri fondamentali della democrazia: il popolo e la maggioranza. Il populismo identifica il popolo con <<una parte>> della società, facendo della maggioranza la forza di governo di quella parte contro le altre. Il populismo usa la <<regola>> della maggioranza come <<forza>> legittimata dall’essere espressione del popolo <<giusto>> e giustificata nell’azione quotidiana di umiliazione delle opposizioni.Il terzo capitolo passa ad analizzare lo sfiguramento della concezione procedurale del <<popolo>> in una concezione proprietaria.

Nel populismo <<la rappresentanza>> gioca un ruolo molto diverso rispetto alla democrazia costituzionale. La rappresentanza unifica il collettivo nella figura del leader, nella convinzione che solo il leader può incarnare gli interessi che sceglie di unificare. Il populismo è una forma di anti-partitismo. Il quarto capitolo porta a conclusione l’argomentazione principale del libro, definendo ed illustrando la rappresentanza diretta che il populismo alimenta ed i suoi tentativi di riaffermare una concezione unitaria del popolo. A tal fine analizza due casi contemporanei di movimenti populisti che sono nati come movimenti anti-partito e si sono collocati al di fuori della tradizionale opposizione destra/sinistra: il movimento Cinque Stelle in Italia e Podemos in Spagna ed hanno prospettato quella che ritenevano una forma di democrazia post-partitica.

La Urbinati ulteriormente si prende cura di chiarire le diverse categorie che ha utilizzato per caratterizzare il populismo al potere: la faziosità, che nasce da una concezione proprietaria dei diritti e delle istituzioni; il maggioritarismo, che distorce il principio di maggioranza per identificarlo con il potere di una maggioranza; dux cum populo, che corrisponde alla rappresentanza come incorporazione; l’anti-partitismo, che è la forza trainante dell’olismo popolarista; e per dirla con le parole di Montesquieu la rappresentanza diretta come <<natura>> del populismo e l’avversione all’establishment il suo <<spirito>>.

In conclusione, si può convenire con l’A che <<Studiare come il populismo trasforma la democrazia giustifica le nostre inquietudini e i nostri timori; al contempo è la premessa di ogni riflessione che voglia comprendere le debolezze insite nella democrazia dei partiti, condizione preliminare per rispondere con efficacia alla minaccia populista>> (p. 301).

Questo studio della Urbinati è un saggio di ricerca e riflessione che si distingue per chiarezza di approccio, concettuale e di svolgimento delle argomentazioni. Un sussidio per comprendere anche i movimenti populisti di protesta che aspirano alla conquista del potere in regimi democratici.

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