Battaglia contro l'autonomia differenziata

di Domenico Pizzuti sj

Sono rimasto colpito dalla nettezza con cui l’Arcivescovo metropolitano di Napoli, Domenico Battaglia, in una ampia riflessione in data 29 gennaio 2024, pronunzia un “No” secco alla legge sulla cosiddetta Autonomia Differenziata approvata l’altro ieri dal Senato della Repubblica italiana e che per il suo contenuto e significato ha interessato la pubblica opinione (Mariella Parmendola, Don Battaglia. “Autonomia progetto perverso indebolisce il Sud”, in La Repubblica Napoli, 29 gennaio 2024, p. 3).

E’ una riflessione nella sua veste di arcivescovo che è rivolto non solo ai cittadini fedeli ed alle rappresentanze parlamentari, nello stesso tempo atto di responsabilità ecclesiale e di contributo alla discussione pubblica per indurre alla riflessione sul significato e gli effetti di questa legge in corso di approvazione dal Parlamento dal punto di vista dei territori e delle popolazione del Mezzogiorno italiano. A più riprese l’Arcivescovo si proclama “Prete del Sud” (meglio a nostro avviso, del Mezzogiorno o Meridione) che esprime un forte legame o marchio territoriale, anche se rimane prete ed arcivescovo “cattolico” di una grande metropoli della Campania.

Nel cuore della riflessione l’Arcivescovo di Napoli asserisce ed eccepisce in merito alla prima approvazione della legge da parte del Senato brandita come “vittoria” dalla Lega promotrice per calcoli politici particolaristici noti nella coalizione di governo: “Mi sono permesso di svolgere questo lunga riflessione , per dire nuovamente il mio No alla legge della cosiddetta Autonomia Differenziata, approvata l’altro ieri dal Senato della Repubblica italiana. Lo sottolineo, oggi particolarmente, “Repubblica Democratica”, dove il sostantivo significa una cosa sola: unità del Paese nell’eguaglianza. Certamente non è il titolo formale della legge, quello assegnatole finora, ma “Autonomia Differenziata”, che sembra doversi leggere come intera parola e senza soluzione di fiato, per come ne sottende il significato, contiene nel suo corpo la divisione, intesa come volontà egoistica e come perverso progetto politico.

La volontà egoistica dei ricchi e dei territori ricchi, il progetto, antico di poco più di quarant’anni fa, di dividere l’Italia, separando il suo Nord, divenuto opulento con le braccia e l’intelligenza dei meridionali, da quel Sud impoverito dalla perdita di risorse, di forze fisiche e intellettuali, (...). I promotori e sostenitori di questa legge, incollano, con una certa superbia, questa “ vittoria” all’articolo della Costituzione, che attendeva dalla sua nascita di essere realizzato anche in quel punto in cui si dovrebbe completare l’assetto dello Stato, la promozione dell’autonomia dei territori.

Mi permetto di eccepire, rinunciando ad entrare nel vivo di una polemica politica, che non mi piace tra l’altro in quanto duramente strumentale, che questa affermazione non è vera. Lo dice la stessa parola, “differenziata”. È evidente che essa significhi che l’autonomia non è uguale per tutte le regioni, che essa, appunto, si differenzia tra quelle forti, che con l’autonomia diventeranno più forti, dalle regioni deboli, che paradossalmente diventeranno più deboli. Insomma, si realizza, anche nelle istituzioni, quella dinamica apparentemente incontrollabile, che legittima l’ingiustizia più grave”.

A sua volta, lo scrittore ed editorialista Isaia Sales in Autonomia differenziata. Se aumentano le diseguaglianze, “La Repubblica”, 15 gennaio 2024, p. 27, in questo meditato editoriale eccepisce non solo che dal punto di vista delle Istituzioni, la legge sposta ulteriormente il baricentro del comando da quelle centrali verso i poteri regionali senza discutere seriamente su come il sistema regionale abbia funzionato durante la gestione della pandemia da Covid, inoltre si interroga: “Una nazione come l’Italia, che ha squilibri territoriali così marcati senza averli mai risolti nel corso della sua storia, si può permettere di incrinare ancora di più il potere statuale lasciando solo ai livelli locali il compito di superarli. Andare avanti lunga la strada dell’Autonomia differenziata è come rendere ogni regione padrona del suo territorio senza legami con i destini nazionali e senza corresponsabilità con i compiti di riduzione dei divari tra cittadini dello stesso Paese. L’autonomia differenziata sarebbe la costituzionalizzazione delle disuguaglianze tra cittadini appartenenti a territori diversi dentro un unico Stato”.

Chi raccoglierà queste meditate riflessioni non solo nel Mezzogiorno per uno Stato unitario che superi i divari regionali?

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