L'Italia in guerra

di Domenico Pizzuti sj

La Camera ha votato il rinnovo della fornitura di armi all’Ucraina in lotta contro l’invasore della Federazione russa con un esito molto diversificato del voto, sì dalla maggioranza della coalizione di governo, negativo da parte di 5Stelle, astensione da parte del Pd che ha registrato anche 3 voti al documento di maggioranza, che è la dimostrazione più chiara che quello della fornitura di armi all’esercito ucraino è un argomento altamente divisivo e tocca temi fondamentali di coscienza non solo personali.

Il ministro della difesa Crosetto, che di armi se ne intende, ha assicurato che il sostegno all’Ucraina da parte del nostro paese è fermo ed inalterato aggiungendo con un occhio al consenso che nel contempo di “pensa alla pace” da costruire, ricordando l’ammonimento di papa Francesco che certo con le armi non si costruisce la pace. La fornitura rinnovata di armi, si dice, è ordinata solo a scopo difensivo da parte dell’esercito ucraino nei confronti dell’aggressione della Federazione russa come se in guerra si possano chiaramente distinguere azioni difensive da aggressive, quando le azioni dell’esercito ucraino con le moderne tecnologie belliche colpiscono sia la penisola della Crimea, le flotte del Mar Nero, sia città oltre il confine e la stessa capitale Mosca, diradando ogni ambiguità (anche morali) nel senso dell’ammissibilità della difesa da un aggressione al proprio territorio.

Un prima riflessione riguarda non solo questa materia ma se in Parlamento ha avuto luogo una vera discussione da parte di senatori o deputati che siano o se gli eletti della maggioranza eseguono “ordini di scuderia” da parte di Palazzo Chigi o dove si formano le decisioni del Consiglio dei ministri da sottoporre con decreti al Parlamento. Non ci sembra che in questa materia ci sia stato un ampia discussione da parte dei media e dell’opinione pubblica come se si trattasse di materia “scontata” dopo precedenti forniture di armi e quindi non valga la pena discuterne, anche perchè nello scacchiere ucraino vengono inviate armi necessarie alla difesa e non soldati che sono impegnati nella Nato o in missioni di pace all’estero perché come hanno rilevato le madri russe di figli al fronte non bisogna fingere che non si muoia nella guerra guerreggiata anche in Ucraina.

In secondo luogo, per quanto riguarda le azioni volontarie della società civile per propiziare la fine delle ostilità nei luoghi di conflitto attraverso negoziazioni, al di là del “tavolo della pace” di Assisi e della Comunità di Sant’Egidio sembra ci sia una certa intermittenza dell’azione dei movimenti pacifisti.

In questa materia, è rilevante anche sui media la costante preoccupazione di papa Francesco, unico vero leader mondiale, per le sofferenze delle popolazioni nei vari luoghi di conflitto, che quasi quotidianamente si fa portatore del “vessillo” della pace biblica universale sulla terra.

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