La destra e i suoi leader. Di Paolo Macry

di Domenico Pizzuti sj


L’ultimo lavoro dello storico napoletano Paolo Macry, professore emerito di storia contemporanea dell’Università di Napoli “Federico II”, porta il titolo
La destra italiana. Da Guglielmo Giannini a Giorgia Meloni, Editori Laterza, Bari-Roma 2023, pp. 157, ha il pregio che si fa leggere dall’interessato a questa storia del nostro Paese. Infatti, a nostro avviso, è una unica “scrittura” scorrevole che comprende nel testo anche riferimenti a citazioni di altri autori sui vari capitoli della storia della destra italiana, perché il testo è privo di note ma poi è dotato di una estesa bibliografia di testi storici per l’interessato lettore. E’ quindi un testo fruibile che può essere messo a disposizione degli studenti dell’insegnamento superiore ma non solo come guida al percorso storico delle formazioni della destra italiana.

Fanno da sfondo a tutta la narrazione ciò che all’inizio del volume viene espresso con la delineazione di “Fantasmi e inganni” (Ib., pp. 3-5): “Il fantasma del fascismo e il fantasma dell’antipolitica” che hanno a che fare con l’argomento di questo libro. L’antipolitica è per l’Autore “il populismo, la cronica estraneità - non di reda ostilità - di una parte consistente dell’opinione pubblica nei confronti della rappresentanza democratica, del gioco parlamentare, dei partiti”(Ib.,). Per quanto riguarda gli inganni, si afferma che “la storia delle destre in età repubblicana, dal partito dei reduci di Salò alle coalizioni di Silvio Berlusconi si intreccia con una quantità di equivoci ideologici e di veri e propri inganni politici. Gli uni e gli altri ben noti, peraltro spesso messi tra parentesi (ib., p.5). Notazione che è ripresa nelle ultime righe del libro perché sI tratta, a dire di Macry, di un paese che con la destra ha avuto una lunga storia di fantasmi e di inganni (Ib., p. 149).

L’A. esprime anche un suo dubbio che l’Italia dell’antipolitica e populista - l’italia che va da Guglielmo Giannini arriva a Beppe Grillo - possa essere vista semplicemente come il buco nero della nostra democrazia rappresentativa, o non costituisca invece una sorta di campanello d’allarme, una sentinella sempre pronta a punire le “defaillance” delle classi dirigenti, dei governi, delle istituzioni, che impedisce alla politica di chiudersi nelle proprie stanze. Il nostro dubbio riguarda invece ciò che viene asserito in seconda di copertina che dietro le destre c’è il paese al quale esse si rivolgono, E cioè “una maggioranza silenziosa” che nel dopoguerra era stata estranea alla religione dell’antifascismo, tradizionalista, talvolta reazionaria, anticomunista, talvolta finiva per votare ‘turandosi il naso”.

L’Autore avverte che bisogna guardarsi dal giudicare questa parte del paese arretrata, incolta, umorale, senza capirne le ragioni, perché ha sempre espresso un elettorato senza tessere, sempre pronto a cambiare bandiera, una mina vagante per la stabilità del paese. Questo evocato paese della destra è certo solo una part del paese, se si tiene conto di altre tradizioni politiche, culturali, altre leadership o “Egemonie” come per esempio quella culturale della sinistra nella storia del nostro paese o della religione dell’antifascismo che ha modellato l’Italia dalla prima Repubblica in poi.

La storia della destra italiana non è certo lineare, che nei decenni del dopoguerra va dai qualunquisti di Guglielmo Giannini agli orfani della monarchia, dal Movimento sociale italiano ai liberali di Giovanni Malagodi. Poi con la seconda Repubblica approda al populismo liberale di Silvio Berlusconi, alle leghe nordiste, al tentativo di Gianfranco Fini di trasformare l’eredità del neofascismo in un moderno partito conservatore, alla scommessa di Giorgia Meloni premier di una maggioranza dei votanti alle elezioni politiche del settembre 2023 che sollevano il problema con quali carte giocherà la sua leadership perché non appare ancora un “partito conservatore” se non a livello europeo, ma un partito Fratelli d’Italia saldo in mano alla sua Presidente Giorgia Meloni e famiglia con assenti interne procedure democratiche secondo gli studiosi.

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