Napoli, Geolier e Giogiò

di Domenico Pizzuti sj

Sento il bisogno di scrivere sulle vicende sanremesi di Geolier (Emanuele Palumbo) di Secondigliano e di Giogiò (Giovanbattista Cutolo) il musicista napoletano ucciso il 31 agosto 2023 da un minore violento a poca distanza da piazza Plebiscito, che si intrecciano in qualche modo. Certo non per scopi polemici, che una “scrittura” delle vicende non prevede.

In primo luogo, è ancora vivo in me il ricordo del funerale “popolare” del giovane musicista nella magnifica barocca Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli con la drammatica esternazione del grande dolore da parte della madre Daniela di Maggio e delle sentite condoglianze di tanti amici e conoscenti, che aveva connotati antropologici provenienti da lontano (società tradizionale, Antichità classica), prima del rito religioso con l’Arcivescovo di Napoli, in cui stranamente non apparivano almeno dal video che seguivamo i gesuiti della comunità che animava le attività religiose della Chiesa. 

L’abbiamo rivista la Di Maggio sul palco del festival della canzone italiana a Sanremo con una straziante ed applaudita memoria del figlio, vestita come una star come mi nota l’amica e confidente M., quando invece occorreva una mise più sobria, ma anche chiedendo giustizia per il figlio in cui è fortemente impegnata elevando in alto i fiori ricevuti per norme giuridiche che impediscano il ripetersi di violenze giovanili contro la vita di altri (vedi la recente ricerca di Giacomo Di Gennaro, Ragazzi che sparano. Viaggio nella devianza grave minorile, Franco Angeli, Milano 2023, pp.219).

Del cantante rap Geolier di Secondigliano ho sentito parlare sia per il mancato primo posto nella graduatoria del televoto al festival di Sanremo sia dal mio amico E. giovane operatore sanitario di Secondigliano che la sera del ritorno del rapper accolto da un folla festante di abitanti con fuochi d’artificio sotto casa al rione Gescal era amareggiato per il mancato primo posto, attribuibile a suo dire ad una sopraffazione sui meridionali al festival di Sanremo, quando invece occorreva verificare il funzionamento del televoto nelle sue diverse componenti. Soprattutto mi assicurava con orgoglio che il Geolier è il rapper di Secondigliano, persona seria anzi serissima, che ha comprato una villa a Posillipo per i genitori che hanno scelto di rimanere con il figlio al rione Gescal di Secondigliano, e così via.

E’ chiaro che il successo dovuto al talento personale comporta una responsabilità nei confronti dei giovani perché possano valorizzare i talenti personali a beneficio collettivo, come ha rilevato il Sindaco di Napoli Manfredi al Maschio Angioino nel consegnargli in riconoscimento dei suoi talenti musicali una targa premio del Comune di Napoli e spronarlo con la sua vita a parlare ai giovani specialmente delle periferie perchè siano riconosciuti e valorizzati nei loro talenti.

Ma i genitori di Giogiò protestano, Daniela Di Maggio si dichiara indignata perchè si è persa una occasione potente quella "di far abbracciare la mamma di Giogiò con un altro musicista proveniente da una realtà difficile. Poteva essere un importante messaggio, e invece ha creato il festival di Secondigliano ma non quello di Napoli, premiando anche Giogiò" (cfr “la Repubblica Napoli”, martedì 13 febbraio, pp.2-3). 

Si è trattato, a nostro avviso, di una “caduta di stile”, anche perché il sindaco ha assicurato che una targa in memoria di Giogiò è prevista e notificata ai genitori in Piazza Plebiscito. Forse, mi faceva presente la mia amica, occorre mettersi l’animo in pace e continuare nel nome di Giogiò la battaglia per la giustizia. Anche la società civile napoletana deve elaborare queste vicende non solo tristi o amare e dare risposte significative a partire dalle stesse comunità cristiane.

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