Antifascismo letterario di Scurati (recensione)

di Domenico Pizzuti sj



Il recente prezioso volumetto del noto scrittore Antonio Scurati, Fascismo e populismo. Mussolini oggi, Bompiani, Firenze - Milano, 2023, pp.93, è una felice sorpresa per chi non ha seguito le fatiche letterarie dello scrittore specialmente il primo romanzo dedicato al fascismo e a Benito Mussolini “M. Il figlio del secolo” (2018), in vetta alle classifiche per due anni consecutivi, vincitore del Premio Strega 2019, che diventerà una serie televisiva. 

L’autore fa presente che questo testo trae origine da un discorso con cui intervenne alle Rencontres internationales de Genéve il 29 settembre 2022 e conserva il timbro di una orazione civile e la commozione che caratterizza quel testo in considerazione del momento particolare in cui fu concepito e pronunciato cioè quello in cui “i miei concittadini hanno espresso la volontà che a governare l’Italia sia un partito di estrema destra i cui esponenti di vertice hanno tutti una storia personale biografica e politica che proviene dal neofascismo” (Ib. p.16). Aggiungiamo il recente tentativo in Italia ed in Europa di “normalizzare” le varie destre e partiti populisti e sovranisti specialmente in riferimento alle prossime elezioni europee.

Le aspirazioni letterarie dell’Autore coincisero con il desiderio di “raccontare gli antifascisti, non certo i fascisti”, “Formatomi nella cultura antifascista del tardo Novecento incentrata sul ‘mito resistenziale, cioè sul racconto della Resistenza al nazifascismo come narrazione fondativa della nostra democrazia, non ho mai subito la fascinazione - nemmeno intellettuale ed artistico - della figura del duce del fascismo” (Ib., pp. 18-19), e quindi di narrare “il fascismo attraverso l’antifascismo”. Se questa rivoluzione narrativa non fosse avvenuta, il fascismo sarebbe rimasto il grande rimosso della coscienza nazionale, come uno spettro avrebbe continuato a infestare la nostra casa comune. Questo il progetto concepito per il volume M. é l’ispirazione o approccio del presente volumetto che continua una rivoluzione narrativa su solida base storica esplorata dall’A. in precedenti progetti e narrazioni sul fascismo che sono stati dati alle stampe. Si tratta chiaramente secondo le intenzioni e la formazione dell’A. di un apprezzabile e risvegliante “Antifascismo letterario”.

La tessitura di questo testo o orazione civile è dedicato a tre passaggi storici: Fascismo, Populismo, Democrazia. Dopo un’ ampia ed elevata riflessione sulla Storia con la S maiuscula ed il suo aspetto esistenziale e coinvolgente che porta l’A. a scrivere sull’impegno della Storia: “la storia non è mai scritta una volta per tutte, la storia è sempre lotta per la storia. La storia siamo noi” (Ib., p, 14). Può quindi esprimere il giudizio che “ il fascismo primo-novecentesco un fenomeno eminentemente storico, cioè un movimento politico della storia nella duplice accezione soggettiva e oggettiva del genitivo - cioè un prodotto della storia e, simultaneamente, un momento di brusco mutamento - non è suscettibile di presentarsi nella medesima forma” (Ib,, p.30). La scoperta dell’ A. del Mussolini che parla alle “folle oceaniche” dal balcone di Palazzo Venezia è “Il Mussolini populista”. Sotto questo profilo Mussolini non fu solo l’inventore del fascismo, ma anche l’ideatore di quella prassi, comunicazione e leadership politica che oggi chiamiamo populismo-sovranista. “Non dobbiamo quindi guardare soltanto al Mussolini stupratore dell’Italia, ma anche al Mussolini suo seduttore (...) che coincide con il suo volto populista” (Ib., p. 51).

Ci ha particolarmente interessato la riflessione dedicata al Populismo, perché delinea alcune caratteristiche capaci di definire la fisionomia politica del populismo e soprattutto la forma della sua leadership, che assumono l’aspetto di vere e proprie regole, di precetti, procedimenti, tecniche politiche che consentirono al duce del fascismo, insieme alla violenza squadrista di sedurre l’Italia, dopo averla stuprata. Le regole che individuano con grande il populismo e soprattutto la leadership populista sono espresse in queste voci: Personalizzazione autoritaria; polemica antiparlamentaria; guidare seguendo; politica della paura; commutare la paura in odio; semplificare la vita moderna; comunicare al corpo con il corpo. 

L’insieme di questi principi delinea la preferibilità dell’autoritarismo alla democrazia, che i populisti di oggi negano pur non esimendosi dall’erodere le istituzioni democratiche. Rimane il fatto che i populisti di ieri e di oggi sono accumunati dal rappresentare una minaccia per la qualità e pienezza della vita democratica riassunta nella centralità autoritaria del “capo”, del leader in cui il popolo si incarnerebbe. Per non citare fatti di casa nostra, il Presidente degli Usa Joe Biden in questi giorni nella polemica con l’avversario Trump gli addebita di rappresentare una minaccia per la democrazia.

L’ultimo passaggio del libretto riguarda la Democrazia, e richiama una verità semplice ma esatta, incontrovertibile e fondamentale riguardante la natura stessa della democrazia, “ la democrazia non è figlia del caso ma nemmeno della necessità, non è un dono del cielo, è una conquista, la storia della democrazia è fuor di ogni dubbio, la storia della lotta per essa” (Ib., p. 90) In tal modo si chiude il cerchio con l’iniziale richiamo: “La la storia è sempre lotta per la storia. La storia siamo noi” (Ib., p. 14).

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