Da Salis a Cecchettin. Il ritorno dei padri

di Domenico Pizzuti sj

Avevo desiderio, sulla scorta di recenti fatti di cronaca trasmessi dalla Tv riguardanti soprattutto vicende drammatiche di padri e figli e la cura affettuosa dei padri per le loro figlie in dolorose vicende di vita. Mettono in evidenza, al di là di una partecipazione emotiva dei fruitori delle trasmissioni Tv, quello che si può evocare come “Il ritorno dei padri” nelle vicende familiari rese note non solo dai video della Rai Tv. 

Ne prendiamo in considerazione alcune più significative nella pubblica arena che hanno coinvolto sentimenti e partecipazione, ma segnalano qualcosa di più su comportamenti familiari dei padri al di là di stereotipo sulla assenza talora dei padri in famiglia ed invece una modo di assumere pienamente il loro ruolo per vicende drammatiche riguardanti figlie e quindi una mutazione in positivo nella presa in carico di figlie e figli nelle vicende familiari che talora stentiamo ad ammettere. Un mutamento antropologico?

In primo luogo, siamo rimasti colpiti venerdì 24 maggio da Roberto Salis che con una mano sulla spalle accompagna la figlia trentanovenne Ilaria libera in condizione di detenzione domiciliare al processo a suo carico del Tribunale di Budapest.: spira tanta cura ed affetto di accompagnamento lungo i giorni di detenzione nel carcere ungherese ed i tentativi di ottenere arresti domiciliari a Budapest e maggiore libertà con una candidatura alle vicine elezioni europee in una lista del partito ASV.

Molto più coinvolgente la vicenda ed il comportamento di Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin uccisa con brutale femminicidio in un comune veneto, che ha sconvolto l’opinione pubblica ma che ha scelto di non restare in silenzio e di condividere il proprio dolore. Ricordiamo le sue parole al di cittadini sulla piazza antistante per condividere un dolore comune per la funerale nella basilica di Santa Giustina di Padova che ha richiamato migliaia di abitanti per perdita atroce di una figlia e di renderlo costruttivo perchè possa essere di aiuto alle giovane e giovani del nostro Paese. Recentemente ha pubblicato. Gino Cecchettin con Marco Franzoso, Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia, Rizzoli 2024, che fa parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere. Un padre che ha perduto una figlia ma ne custodisce e rilancia la memoria e l’insegnamento perchè non accada più.

Insieme ai padri madri dolorose come l’“immenso” dolore di una madre come Daniela Di Maggio" per la perdita del figlio Giovanbattista Cutolo" detto "Giogiò" per una mano armata di un minorenne in una pubblica piazza, l’intensa commozione per l’esternazione di questo dolore anche nella celebrazione cittadina dei funerali nella chiesa del Gesù Nuovo che mi ha coinvolto, di cui rimarrà tra le altre l’immagine della madre abbracciata alla bianca bara al momento del congedo e della partenza della salma tra musica, lacrime ed applausi dei partecipanti alla celebrazione. Insieme alla memoria ed omaggio al figlio, la Di Maggio ha intrapreso una missione perchè per efferati delitti come quelli del figlio nelle norme giuridiche trovino una giustizia giusta.

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