Meloni alla guerra

di Domenico Pizzuti sj

Un dubbio ci aleggia in mente intorno a decisioni della premier Giorgia Meloni e del nostro governo nella partecipazione alla 75ma Assemblea della Nato a Washington 9-12 luglio, se sono “costituzionali” e “democratiche” per la nostra accentuata partecipazione al conflitto ucraino in seguito e continuità aggressione di Putin con occupazioni ed annessioni parti di territorio di questa nazione. Infatti la nostra Premier non manca di esternare nell’assemblea Nato che l’Italia contribuirà nel tempo destinare il 2% del PIL alla difesa, invierà con altri partner un sistema di difesa area all’Ucraina, e circa un miliardo e mezzo di aiuto all’Ucraina se non andiamo errati e si vanta di mantenere gli impegni dell’Italia nella Nato per il conflitto che devasta il territorio di questa nazione.

Sono decisioni solo in capo alla Meloni per una accentuata personalizzazione della premier come è noto, o hanno fondamento in precedenti decisioni governative o altre a seguire da parte del governo di destra. Inoltre appare poco incìdente l’azione del Parlamento in materia costituzionale riguardante il “rifiuto della guerra come modalità soluzione conflitti” che in ogni caso dovrebbe sanzionare queste decisioni. Da parte della Meloni, con questo bellicismo nella Nato, non c’è riferimento al summit per una “pace giusta” promossa dallo stesso Presidente Zelensky in Svizzera ed auspici alla negoziazione della pace del Premier Modi della Federazione indiana in un incontro a Mosca con Putin.

In ogni caso, a nostro avviso, è sottilmente in questione il principio “democratico” per sovrapposizione di poteri e decisioni in capo alla premier Meloni, che manifesta tendenze “autocratiche” per una leadership pop personalizzata di una premier di governo che si avvale di una abile comunicazione a coloro che la seguono o ascoltano. C’è troppa acquiescenza per un conformismo diffuso.

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