Hillary, Michelle, Nancy, Kamala. Donne presidenziali

di Domenico Pizzuti sj

Abbiamo seguito le vicende presidenziali USA del presidente Joe Biden che dopo pressioni e ripensamenti è stato indotto al ritiro della candidatura per un secondo mandato e compiere il mandato ricevuto con le nuove elezioni presidenziali del novembre 2024 e secondo le regole con il passaggio della candidatura presidenziale DEM alla vicepresidente la vivace Kamala Harris che ha affrontato la formalizzazione della sua candidatura alla Convention DEM di Chicago con i suoi 5.000 delegati di partito 19-22 agosto, dalle informazioni della nostra TV che però non si è sprecata.

Siamo stati colpiti nei primi due giorni della Convention, se non andiamo errati, dal forte sostegno alla candidatura della vicepresidente Kamala Harris da alcune ex-first Lady (Hillary Clinton, Michelle Obama) compresa la moglie di Biden Jill ed il ruolo avuto nella rinuncia di Biden ad un secondo mandato dalla ex speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi insieme all’ex Presidente Obama. Un pugno di GRANDI DONNE della politica statunitense, per la capacità di un mandato presidenziale, DONNE PRESIDENZIALI cioè di famiglie politiche in cui maturano candidature presidenziali del partito DEM americano. 

Una osservazione s’impone, è stata naturale nella società americana il passaggio della candidatura ad una donna vicepresidente, nessuna questione di genere, quando nel nostro paese ricordiamo che fu vivacemente bocciata da un preoccupato Matteo Renzi la candidatura per la Presidenza Repubblica italiana della segretaria ai servizi segreti la apprezzata e capace Elisabetta Bellono non apparentemente per motivi di genere ma di sicurezza dei politici da chi custodisce segreti di stato. Grande impatto non solo nella Convention della tosta Michelle Obama che ha sottolineato l’affacciarsi della speranza con questa donna vicepresidente. Il direttore di La Repubblica con fiuto politico ha sottolineato con fiuto politico che Michelle Obama sarà l’alleato più potente della Harris nella prossima Presidenza da confermare con il voto di novembre.

Questa grande vicenda democratica elettorale statunitense ha avuto l’effetto di mostrare l’orientamento di facciata dell’evocato “atlantismo” della Meloni e del suo governo e delle calorose relazioni con il presidente Biden. Forse guardano più ai regimi autocrati dell’Est europeo.

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