I molti altari della modernità

di Domenico Pizzuti sj

Ho riletto con gusto e profitto a distanza di anni uno studio del più importante sociologo mondiale delle religioni Peter L. Berger I molti altari della modernità. EMI, Bologna 2019, pp-207. Il sottotitolo del testo in inglese chiarisce meglio il senso di questa elaborazione: Per un paradigma della religione in un età pluralista. Di fronte all’evidenza empirica il paradigma della secolarizzazione per lo studio della religione non regge più, è quindi necessario un nuovo pluralismo “deve essere capace di affrontare due pluralismi: la coesistenza di diverse religioni e la coesistenza di discorsi religiosi e discorsi secolari. Tale coesistenza ha luogo sia nelle menti degli individui sia nello spazio sociale” (Ib. p,9).

Con questo libro, l’Autore intende compiere un passo avanti verso tale paradigma per la comprensione della modernità e della religione. La coesistenza di diverse visioni del mondo e scala di valori nella stessa società “è il grande cambiamento che la modernità ha operato riguardo al posto della religione nelle menti degli individui come pure nell’ordine delle istituzioni. Se la teoria della secolarizzazione deve essere abbandonata, c’è bisogno di una teoria del pluralismo, questo volume vuol essere un contributo illuminante alla realizzazione di un nuovo pluralismo” (Ib., p.14).

Al di là di analisi sociologiche del fenomeno religioso nell’area meridionale e napoletana, ci sembra che questo paradigma sul pluralismo come coesistenza di diverse religioni e coesistenza di discorsi religiosi e discorsi secolafri possa applicarsi anche alle religioni nell’area napoletana anche se sostanzialmente si tratta di coesistenza delle religioni del libro (Cristianesimo, Ebraismo, Islam) ma non solo, delle varie comunità, gruppi e movimenti che ad esse si ispirano. Non è certo la poetica cantata “Napule mille culure”, ma di uno sguardo sulle realtà religiose dal punto di vista del paradigma del pluralismo illustrato.

Tuttavia emerge la mancanza di una REGIA di questo insieme religioso plurale di comunità, istituzioni, gruppi e movimenti religiosi. Per quanto riguarda le comunità, gruppi e movimenti della chiesa cattolica, che sostanzialmente appartengono a quello che in passato nello studio delle pratiche religiose si denominava “Religione di chiesa” per lo studio della partecipazione alla Messa ed altre pratiche cultuali, occorre verificare se anche secondo lo studio di Luca Diotallevi La Messa è sbiadita. La partecipazione ai riti religiosi in Italia dal 1993 al 2019, Soveria Manelli 2024, pp, 129 per quanto riguarda la partecipazione alla Messa cattolica, come è stato notato dalla stessa CEI , a seguito delle strettezze imposte dal Covid che avrebbe registrato un abbandono della Messa di circa il (20%).

Di conseguenza in questi ultimi anni dai miei contatti e riflessioni ho osservato che una fetta considerevole di popolazione la domenica “tranquillamente” non partecipa alla Messa domenicale” per dedicarsi alla cura familiare, altri svaghi ed incontri. Fenomeno da verificare non solo sotto l’aspetto quantitativo perché delinea forse un UMANESIMO centrato sulla vita e valori umani da rispettare che attraversa la vita delle persone e comunità. Questo non significa che, riguardo alla partecipazione alla Messa festiva, è caduto il significato simbolico della celebrazione dell’Eucarestia, rammentando l’invito “Fate questo in memoria di me!” naturalmente per persone di fede.

In coda ma non solo di questa breve rassegna bisogna segnalare due aspetti della vita religiosa napoletana: è noto a Napoli il culto dei santi da San Gennaro al medico santo Moscati ed a Padre Pio, in quartieri popolari la mitizzazione e quasi culto di campioni dello sport come Maradona con apposita Edicola meta anche di turisti e di caduti nelle vicende della camorra “Santificati” con edicole dalle loro famiglie, parentati, amici, che è una sorta di rigenerazione religiosa familistica con il culto dei propri eroi. Da un altro punto di vista è persistente non solo in strati popolari ma anche in soggetti religiosi una sorta di “Cattolicesimo culturale” con caratteri devozionali e cultuali, erede forse del clericalismo ottocentesco che soddisfa la pietà dei cultuanti.

Si evidenziano allora le difficoltà della modernità religiosa, non solo per la difficoltà delle comunità cattoliche di incidere sulle subculture mafiose violente ma anche di uscire dallo schema del devozionismo e cultualismo per aprirsi alle sfide della odierna società fuori delle porte delle chiese. Qui interviene l’insegnamento, lo spirito, di papa Francesco che invita all’accoglienza degli ultimi, dei poveri, emarginati, migranti e rifugiati, alla promozione della pace tra i popoli ed alla cura della Madre terra. COSI’ SIA!

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