Molto più di un mercato. L'Europa in un'indagine

di Domenico Pizzuti sj




Sto leggendo un libro che strettamente non rientra nelle mie conoscenze e competenze: è il risultato di un incarico a Enrico Letta da parte del Consiglio UE e dalla Commissione di preparare il piano di rilancio dell’integrazione economica (come altro incarico a ex presidente Draghi onora per le loro competenze due italiani attualmente non governanti, ma che indica la rotta per la nuova Europa). 

Il titolo del volume Molto più di un mercato, indica un obiettivo per l’UE ed il sottotitolo “Viaggio nella nuova Europa”, il processo attraverso il quale il Piano è stato redatto: otto mesi di viaggi nei 27 paesi europei, 65 città visitate e 400 incontri, incontrando rappresentanti dei governi nazionali, delle istituzioni, della società civile, delle università, dei think thank. 

Il resoconto degli incontri di questo viaggio nei paesi europei occupa una larga parte del volume da pagina 7 a 128, e racconta un lungo viaggio da Tallin a Bilbao, da Liegi ad Atene volto non solo a costruire Il Rapporto sul futuro del Mercato Unico Europeo, ma anche a rappresentare le idee al cuore dell’integrazione. Fa seguito da pagina 131 a pag. 187 una “Sintesi del Rapporto “Molto più di un mercato” che contiene proposte operative per gestire con efficacia gli snodi cruciali di questo passaggio d’epoca dalla transizione verde alle attuali minacce alla pace ed alle democrazie europee. Fino al potenziale rivoluzionario della quinta libertà, quella dell’innovazione e della conoscenza. Un racconto di storie e foto di viaggio per conoscere bene l’Europa di oggi e costruire meglio quella di domani.

Nella lettura di questa sintesi mi sono soffermato sulla parte dedicata alla transizione verde, equa e digitale, da finanziare con l’unione dei risparmi e degli investimenti, per i dubbi che si sono manifestati sui tempi di attuazione non solo a livello UE ma anche nazionale perchè la Meloni (con spirito poco europeo) ha acceduto a proposte degli industriali che riguardano l’attuazione del great deal nel nostro paese. Letta chiarisce che “Sostenere strutturalmente la transizione è un obiettivo fondamentale del quadro strategico dell’Unione Europea…

E’ fondamentale riconoscere i benefici che questa transizione offre ai cittadini, alle imprese, e ai lavoratori, investire e finanziare questa transizione non è solo una decisione economica, è probabilmente la scelta più strategica che la UE possa fare per assicurarsi un significativo vantaggio competitivo sulla scena globale preservando e sviluppando gli standard sociali di cui l’Europa è orgogliosa” (ibidem, pag. 161)- Sostenendo strutturalmente la transizione. l’ UE rafforza il suo impegno per la prosperità economica a lungo termine e per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.

Appare chiaro la capziosità dell’argomento della Meloni che per dilazionare questa transizione fa ricorso alla “ideologia” che ricopre questa transizione verde, obiettivo strutturale dell’UE come illustra Enrico Letta nel suo Report, e nasconde invece un “Nazionalismo economico”, debolezza nell’accogliere ed attuare la “transizione verde, equa e digitale” come obiettivo strategico non solo dell’UE ma anche del nostro paese. Riteniamo che questo governo di destra meloniana con i suoi programmi politici non contribuisca alle esigenze della modernità economica e sociale del nostro paese. Cioè non guardi al futuro, in un paese che avrebbe bisogno di un’educazione anche economica dei cittadini e delle sue classi dirigenti.

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