Io, Giorgia, ovvero il popolo
di Domenico Pizzuti sj
Nel corso di questa settimana Giorgia Meloni ha compiuto con un certo successo alcuni viaggi al di là dei paesi europei anche in riferimento ad occasioni di vari G7 non solo in Brasile ed Argentina, in cui al di là dei temi in discussione ha dimostrato una evidente dose di EMPATIA con i suoi interlocutori presidenziali (strette di mano, baci ed abbracci, oltre i rituali picchetti d’onore). Non solo con l’amico Zelensky che non è sostenuto solo dall’Italia la cui guerra è entrata in nuovo corso - Dio non voglia di conflitto globale - che richiede altre risposte all’invio dall’Italia poco trasparente di armi e munizioni per il pubblico italiano, e l’avvio di processi di pace giusta e duratura attraverso vie diplomatiche per non dare corso ad escalation del conflitto. L’attenzione ai processi in corso fa parte della vera attività POLITICA.
Attraverso le informazioni TV abbiamo visto il Presidente del Brasile l’ex sindacalista Lula stringere affettuosamente le mani della “piccolina” Giorgia quasi in protezione della sua vita (non ci sembra che in questo viaggio abbia insistito fortemente sulla liberazione dell’Amazzonia da coloni e sfruttatori delle risorse forestali ed altre). Ma tutta questa empatia non solo rituale non risolve i problemi dei dossier in discussione. Non possiamo dimenticare nel corso dell’incontro con il populista Presidente dell’Argentina una apparizione festante al balcone del palazzo presidenziale quasi come al tempo di Evita Peron, ma Giorgia è solo un abitante temporanea di Palazzo Chigi, che evidenzia l’appello populista ed assembleare di questo presidente argentino con cui la Giorgia ha parlato di Occidente e nazionalità.
A nostro avviso occorre mettere in evidenza la ricerca del contatto con un presidente populista argentino su un altro continente che fa parte della ricerca di una rete sovranista non solo in Europa, che non chiarisce la posizione della Meloni tra l’Ue inseguita per la nomina di Fitto a vice-presidente esecutivo ed altri interlocutori come il Presidente eletto Donald Trump degli USA.
Soccorre la ricerca di Nadia Urbinati, Io il popolo, Il Mulino, Bologna 2020 Come il populismo trasforma la democrazia, Il populismo al governo è una nuova forma di governo-misto (popolo+leader) nella quale una parte della popolazione conquista un potere preminente rispetto all’altra. In questo senso il populismo compete con la democrazia costituzionale, e se possibile la trasforma, utilizzando ciò che chiama rappresentanza tra il capo ed il popolo, cioè una relazione non mediata tra il popolo e il leader. Questo mix populista indebolisce le funzioni di collegamento e di controllo esercitato dagli attori intermedi (istituzioni e partiti).
Basterebbe osservare le frequenti apparizioni della Meloni in Tv, come relazione non mediata tra il popolo e la leader, con la rossa boccuccia a dare informazioni sui record economici ed ammaestramenti che tutto va bene.
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