Indagine sulla religiosità napoletana tra devozionismo e cultualismo

di Domenico Pizzuti sj



Queste osservazioni inedite sulla realtà religiosa dell’area napoletana si giustificano da sole, perchè a nostro avviso la realtà sociale entra ed ha diritto di entrare anche in una residenza sanitaria per anziani (sulla meravigliosa collina di Posillipo a Napoli), cioè la realtà sociale si offre, viene incontro a chi l’accoglie e le da un nome, naturalmente filtrata da visioni e categorie concettuali, si potrebbe dire che ha diritto di cronaca ed esposizione non solo all’Umano che ha occhi per cogliere la realtà che si offre al di là della invadente comunicazione televisiva e giornalistica che tutto consuma e rilancia senza chiedere il permesso.

Avendo presente le analisi sociologiche del fenomeno religioso nell’area meridionale e napoletana (La religiosità nel Mezzogiorno, Persistenza e differenziazione in un area in trasformazione, a cura di D. Pizzuti - C. Sarnataro - G. Di Gennaro - S.Martelli, Angeli, Milano 1993) ci sembra che anche alle religioni attive nell’area napoletana sostanzialmente si configuri una coesistenza delle religioni del libro (Cristianesimo, Ebraismo, Islam) ma non solo, delle varie comunità, gruppi e movimenti che ad esse si ispirano, e sono chiaramente e vanno definite come “Istituzioni” ben piantate sul territorio che si tratti di parrocchie, conventi, associazioni e movimenti religiosi. 

In questa fenomenologia delle realtà religiose deve segnalarsi accanto alle attività religiose cattoliche ufficiali la presenza ed attività dei c.d. “nuovi movimenti religiosi” persistenti dalla comunità di sant’Egidio ai Gruppi carismatici e così via. Godono di autonomia e sono spesso caratterizzati nella gestione interna da autoreferenzialità da parte dei seguaci, che la Santa Sede ha recentemente chiesto la mobilità di fondatori e presidenti. Hanno una funzione preziosa nella crescita e formazione di laici cristiani per la chiesa e la società. Questa coesistenza di comunità, gruppi e movimenti religiosi non è certo la poetica cantata “Napule mille culure”, ma di uno sguardo sulle realtà religiose che sono ben piantate sul territorio,Tuttavia emerge la mancanza di una e vera e propria REGIA di questo insieme religioso plurale di comunità, istituzioni, gruppi e movimenti religiosi.

Per quanto riguarda le comunità, gruppi e movimenti della confessione cattolica, che sostanzialmente appartengono a quello che in passato nello studio sociologico delle pratiche religiose si denominava “Religione di chiesa” in riferimento alla partecipazione alla Messa ed altre pratiche cultuali, occorre verificare se anche secondo lo studio di Luca Diotallevi La Messa è sbiadita. La partecipazione ai riti religiosi in Italia dal 1993 al 2019, Soveria Mannelli 2024, pp. 129 per quanto riguarda la partecipazione alla Messa cattolica, come è stato notato dalla stessa CEI, a seguito delle strettezze imposte dal Covid-19 che avrebbe registrato un abbandono della Messa di circa il (20%). 

Di conseguenza in questi ultimi anni dai miei contatti e riflessioni ho osservato che una fetta considerevole di popolazione la domenica “tranquillamente” non partecipa alla Messa domenicale” per dedicarsi alla cura familiare, personale, altri svaghi ed incontri. Fenomeno da verificare non solo sotto l’aspetto quantitativo perché delinea forse un UMANESIMO centrato sulla vita e valori umani da rispettare che attraversa la vita delle persone e comunità. 

Questo non significa che, riguardo alla partecipazione alla Messa festiva, è caduto il significato simbolico della celebrazione dell’Eucarestia, rammentando l’invito “Fate questo in memoria di me!” naturalmente per persone di fede. Occorre notare nel contempo che nel territorio napoletano la figura del Prete maschio non generante all’altare ha una centralità nell’attività non solo parrochiale: a Napoli più spesso non si parla di don ma di padre per un prete in funzioni religiose in parrocchie e chiese e così via (vedi Domenico Pizzuti, Paternità sterile, in Id., Cercasi popolo, a cura di Giacomo D’alessandro, Gabrielli editori, Verona 2021, 131-132).

In coda ma non solo di questa breve rassegna bisogna segnalare due aspetti della vita religiosa napoletana: è noto a Napoli il culto dei santi da San Gennaro al medico santo Moscati ed a Padre Pio, in quartieri popolari si è manifestato la mitizzazione e quasi culto di campioni dello sport come Maradona con apposita Edicola meta anche di turisti e di caduti nelle vicende della camorra “santificati” con edicole dalle loro famiglie, parentato, amici, che è una sorta di rigenerazione religiosa familistica con il culto dei propri eroi. (G. Di Gennaro - D. Pizzuti, Dire camorra oggi, Forme e metamorfosi della criminalità organizzata in Campania, Guida, Napoli 2009). 

Da un altro punto di vista è persistente non solo in strati popolari ma anche in soggetti religiosi una sorta di “Cattolicesimo culturale” con caratteri devozionali e cultuali, erede forse del clericalismo ottocentesco che soddisfa la pietà dei cultuanti. Ancora alla recita della Supplica alla Madonna di Pompei in piazza secondo i cronisti la prima domenica di maggio quest’anno erano presenti secondo i cronisti 60.000 fedeli da Napoli, la Campania e delle regioni meridionali, erano raccolti anche per invocare la Regina della pace di fronte alle guerre devastanti in Ucraina e nel Medio Oriente che la stessa supplica invita ad invocare in questo momento buio per l’umanità, che evidenzia una diffusa devozione mariana nelle aree meridionali con diversi santuari e feste in onore della Vergine Maria con vari titoli.

Si evidenziano allora le difficoltà della modernità religiosa, non solo per la difficoltà delle comunità cattoliche di incidere sulle subculture mafiose violente (ricordiamo nei primi anni di episcopato l’Arcivescovo Cardinale Crescenzio Sepe simbolicamente raccolse armi e coltelll sequestratii e simbolicamente li bruciò in Piazza del Gesù in un contesto quasi liturgico.

Oggi più che dare alle fiamme queste armi si parla con facilità di “Disarmare gli animi” ed in particolare i linguaggi augurandoci che sia efficace e non illussorio per giornalisti, scrittori, ecclesiastici. L’arcivescovo attuale di Napoli Mons Domenico Battaglia si è molto impegnato nel diffondere e sostenere un c.d. “Patto educativo” per scuole, associazione e movimenti, per la crescita e formazione dei giovani da parte di famiglie, scuole e associazioni. Nel contempo c’è stato un impegno di sacerdoti e religiosi nelle periferie territoriali dalla Sanità a Scampia ed in quelle sociali come per i carcerati. 

A nostro avviso è necessario anche uscire dallo schema del devozionismo e cultualismo per aprirsi alle sfide della odierna società fuori delle porte delle chiese. Qui interviene l’insegnamento, lo spirito, di papa Francesco che invita all’accoglienza degli ultimi, dei poveri, emarginati, migranti e rifugiati, alla promozione della pace tra i popoli ed alla cura della Madre terra. A buon diritto si può parlare in questa realtà religiosa e sociale di RELIGIONE DI POPOLO, perché nei piani alti della città le famiglie sono occupate nel procurare e difendere benessere e privilegi.

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