L'Italia dei miracoli, uno studio antropologico

di Domenico Pizzuti sj

Ho letto con interesse e gusto l’opera recente di Marino Niola, Professore ordinario di antropologia dei simboli all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli, L’Italia dei miracoli. Storie di santi, magia e misteri, Raffaello Cortina Editore, Milano 2024, pp.164. 

Una sorta di Bibbia o Museo vivente di storie secondo la letteratura di studio antropologica: infatti il testo si apre e si dispiega con una cartografia dei 22 luoghi del nostro paese location di questa rassegna di storie che attinge anche alla letteratura letteraria e storica (Vedi una pagina di autentica poesia ne “La picciridda di Catania”(Ib., pp. 117-123). 

Ha una portata interpretativa, a nostro avviso, l’introduzione dedicata alla “Conversione dei simboli”: “l’identificazione tra divinità e simulacro, tipica dell’immaginario pagano si trasmette a quello cristiano. (...) Semplicemente alle diaboliche sculture pagane contrappone le sue sante icone, che delle prime rappresentano la versione emendata. Non è una semplice traduzione di segni. E’ una vera e propria conversione dei simulacri. Ma l’operazione non è esente da sovrapposizioni e confusione” (Ib., pp.12-13). 

In questa rassegna, l’Autore non manca “San Gennaro il vero Dio di Napoli” (Ib., pp. 107-113). Senza esagerare. Perché l’antico martire e il signore assoluto della devozione partenopea e la sua funambolica liquefazione del sangue e il miracolo più famoso del mondo. I cicli di devozione popolare, però, sono infiniti. 

C'è San Rocco, “il divino infettivologo”; la manna di San Nicola, che fa di Bari uno dei grandi centri della medicina soprannaturale; Santa Rosalia, il lato femminile della devozione, quello della vicinanza, della confidenza, dell’indulgenza; il Salento fra il morso della tarantola e il rimorso di Medea in fuga verso Leuca; Padre Pio, il santo piu pregato, idolatrato e sovraesposto del Novecento, “un autentico uomo della provvidenza populista, che ha sempre parlato alla pancia del Paese”. 

A proposito delle celebri stimmate, l’A. mette in evidenza “Un’aura soprannaturale che per un verso lo ha trasformato in un santo vivo agli occhi di milioni di pellegrini che accorrevano al santuario di San Giovanni Rotondo per poter vedere e toccare quelle segnature misteriose” (Ib., p.126).

E poi i riti meno noti: quello dei serpenti di Cocullo, sull'appennino abruzzese; quello del re del bosco praticato da tempi immemorabili sulle sponde del lago di Nemi; quello delle dee acquatiche della Valtiberina...

Con grande efficacia evocativa, l’autore ripercorre queste storie che hanno resistito nei secoli fino a noi, cogliendo nel profondo la forza di miti e riti che da sempre investono anche il potere e l’ordine sociale.

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