Popolo, liturgia, famiglia...e rilettura dei testi. Natale al tempo del covid

di Domenico Pizzuti sj


Anche nel prossimo Natale, all’epoca della pandemia da Covid-19 non ancora domata, si possono individuare nella realtà molteplici significati vissuti del Natale.

In primo luogo, balza all’attenzione la celebrazione del Natale con la Messa di mezzanotte in orario compatibile con quello del coprifuoco, in seguito ad un convenire della Conferenza Episcopale Italiana con il Governo secondo le restrizioni emanate per limitare il contagio di un subdolo virus. Lo chiamerei Il Natale secondo le regole civili, che invade il sacrario delle pubbliche celebrazioni religiose, certo per la difesa ed il presidio della vita, non scevro di ambiguità.


In secondo luogo, se si vuole, il Natale popolare secondo lo spirito di S.Alfonso de Liguori per esempio con  l’inno “quando nascette ninno…” con il presepe ed i canti natalizi, che ha umanizzato la celebrazione del Natale con Maria, Giuseppe ed il Bambino, destando emozioni legate alla maternità divina e al Bambino. Cioè all’esperienza umana della generazione e della nascita di una nuova creatura, ma apportatore di  luce e salvezza nelle vicende altalenanti della vita personale e sociale in questo figlio di Maria nato a Betlemme secondo il credo cristiano. Una concezione, a nostro avviso, alquanto romantica o emozionale che coinvolge i partecipanti alle celebrazioni natalizie.


In terzo luogo, il Natale liturgico con la celebrazione della Messa, o meglio dell’Eucarestia, accompagnato da suoni e canti natalizi ed altri riti collaterali, per esempio il presepe e l’albero nordico luccicante di luci, ma focalizzata sulla nascita di questo Bambino divino secondo il Vangelo di Luca che viene proclamato. In un’atmosfera  di canti, luci e gioia che illumina le notti della vita. E’ anche la celebrazione della comunità cristiana, ancora troppo legata spesso ad una lettura letterale dell’evento della nascita del Salvatore ed alle speranze di cui è portatore. E’ comunque celebrazione della generazione e vita umana redenta ed illuminata dalla nascita del Salvatore, che è venuto e viene ad illuminare anche attraverso il significato umano e cristiano di questa celebrazione, che non duri il corso di una notte.


In quarto luogo, il Natale in famiglia, secondo la proposta del precedente post, che riporta non solo il Natale nell’ambito familiare - rinverdendo antiche tradizioni natalizie - ma una celebrazione dell’evento del  Natale in mano ai componenti di una famiglia che ne sono gli autentici celebranti alla luce del Vangelo cristiano. Cioè una fede cristiana vissuta personalmente e familiarmente, come soggetti e non puri fruitori di riti. Una strada sempre più da percorrere per trovare l’incontro personale e familiare con l’evento cristiano anche in queste celebrazioni.


Al di là di questo tentativo di individuare i significati anche antropologici di questa celebrazione, a nostro avviso, che riunisce una famiglia come possibile secondo le regole civili, di una cena o pranzo natalizio, con tutti i contorni di luci e doni, rimane un momento di gioia, pace e amore, che celebra la vita che nasce da difendere e promuovere, e naturalmente anche la generazione e maternità (verginità generativa di Maria, secondo il credo cristiano),  cioè uno spicchio di paradiso non solo per una notte.


Sottesa a questa celebrazione c’è un problema poco affrontato non solo nelle sedi pastorali, cioè una più coerente lettura storico-critica delle stesse narrazioni evangeliche, con l’aiuto di valorosi studiosi dei testi biblici, per coglierne il messaggio autentico da parte degli autori sacri, che riteniamo urgente e per il quale non ci riteniamo competenti.


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