La confessora

Incontri di vita tra un gesuita e una curatrice.


di Domenico Pizzuti sj


“La confessora”, questo titolo per uno scritto da giorni mi gira per la mente, mi piace, anche per un richiamo a scrittori di letteratura degli anni 30/40 di realtà romanzate di vita. Ma non sono uno scrittore di romanzi,  anche se mi rendo conto che un romanzo con questo titolo oltre a caratterizzare una figura di “confesssora”, si apre ad una pluralità di svolgimenti. Questa nota interviene dopo lo scritto della fine dello scorso anno “Mi sono confessato con una donna” che ebbe un successo di adesione, specialmente tra donne non solo cristianamente ispirate ed interessate alla promozione della donna nella comunità ecclesiale e nella società. Ma si è trattato di un momento particolare per la confessione di uno stato d’animo che ricalcava - ma non sostituiva -  il sacramento della riconciliazione, che ha trovato espressione nell’incontro con una donna che si prendeva cura della mia salute, in cui avevo confidenza e fiducia.

Con questo titolo di “Confessora” mi riferisco ad una realtà quotidiana di incontro, specialmente la mattina per adempimenti sanitari, con Maria, di una squadra di operatori sanitari, che si apre per il mio carattere ad una espressione di umori, esternazioni di stati d’animo, talora di scontento degli altri, giudizi ed elaborazioni delle situazioni di vita, pensieri che rivolgo troppo tra me, che Maria ascolta con condiscendenza verso un anziano che non si ritrova sempre nella attuale situazione sanitaria di cura, che sa mitigare, tranquillizzare, ed offrire saggi consigli di orientamento e comportamento per ritrovare tranquillità. Questo ascolto fa parte delle stesse cure sanitarie e si avvale delle esperienze e professionalità di Maria, che ogni mattina si presenta nella bianca divisa di infermiera, che definisco come una “Fata” benigna non solo per me.

Si tratta quindi di incontri quasi quotidiani di vita che comportano “confessioni” di me e di un ascolto da parte della curatrice che quindi assume in questo senso la veste di “confessora” per una riconciliazione con me, con gli altri, con la situazione in cui attualmente vivo e posso continuare ad operare intellettualmente con riflessioni sul mio facebook e blog. Devo riconoscere che da Maria e Luisa finchè operante con l’attuale struttura ho ricevuto più volte in passato incitamenti a continuare il mio studio e lavoro intellettuale per mettere a frutto i doni ricevuti e dare senso alla vita in una struttura sanitaria eccellente (Infermeria dei gesuiti di Napoli). Si evidenzia così non solo l’atteggiamento di cura ed ascolto anche personale che non è solo di donne mature professionalmente preparate, che si forma nelle varie esperienze di vita, che devo ringraziare di aver incontrato come “curatrici” anche dell’animo.

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